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[Created: 9 February, 2025]
[Updated: 4 April, 2025] |
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“Un’applicazione di teorie sociologiche,” Rivista Italiana di sociologia, (Luglio 1900), p. 401-456.http://davidmhart.com/liberty/FrenchClassicalLiberals/Pareto/1900-Applicazione/index.html
,Vilfredo Pareto, “Un’applicazione di teorie sociologiche,” Rivista Italiana di sociologia, (Luglio 1900), p. 401-456.
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This book is part of a collection of works by Vilfredo Pareto (1848-1923).
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Lo scopo del presente studio è interamente oggettivo e mira unicamente a cimentare coi fatti certe teorie 'sociologiche.
Per solito chi scrive di sociologia o di economia politica ha qualche ordinamento pratico di cui vuole fare l'apologia; nè io ora voglio ciò biasimare ma intendo solo avvisare il lettore che non seguo qui tale via; ed è opportuno il fare noto la cosa, perchè quel costume ha avuto per conseguenza che le parole di un autore si intendono in senso alquanto più lato che non sia il letterale. Così, se egli descrive qualche menda di un ordinamento A, si intende che egli in genere e complessivamente condanni quell'ordinamento A, è spesso, trascorrendo anche più in là, s'intende ch'egli sia fautore di certo altro ordinamento B, opposto ad A.
Chi trova inconvenienti nel suffragio universale, s'intende che sia favorevole al suffragio ristretto, chi narra i guai della democrazia s'intende che si adoperi in favore del reggimento aristocratico, chi loda in alcune cose la monarchia è certamente contrario alla repubblica, o viceversa; e insomma ogni affermazione letteralmente parziale si tira ad un senso generale. Il fare ciò non è interamente errato,. anzi spesso fa cogliere nel segno, poichè pensatamente l'autore dice appunto il meno perchè s'intenda il più, ed è modo lodevole nella letteratura, assai meno nella scienza. Perciò dunque mi preme di significare che nel presente scritto ogni affermazione ha nulla più che il proprio significato, nè deve in nessun modo essere intesa in senso più lato.
Ancora mi conviene spendere qualche parola per dichiarare il perchè scelsi fatti presenti invece di studiare solo fatti passati. Questi [402] hanno il pregio, grande assai invero, di potere essere considerati con mente più fredda e minor contrasto di sentimenti e di pregiudizi; ma hanno il gravissimo inconveniente di esserci noti in modo assai imperfetto, oltrechè il pregio rilevato è spesso più apparente che reale, poichè sogliamo trasportare nel passato gli affetti del presente, onde, per esempio, lo storico tedesco fanatico dell'impero germanico non tollera che si dica male di Cesare o di Augusto, e il democratico nostro se la prende con Aristofane.
Entriamo ora in materia e principiamo col ricordare alcune leggi sociologiche, le quali, indotte dai fatti, si vogliono ora nuovamente, colla deduzione, cimentare con questi. Seguiamo così la via raccomandata da Claude Bernard, la quale dai fatti va all'idea e poi dall'idea torna al fatto. Nel frammento che qui si pubblica il lettore troverà solo la seconda parte; la prima, più lunga assai, non mancherà nel trattato di sociologia, cui sto attendendo, se pure mi sarà dato di compierlo e di pubblicarlo. Per ora le leggi enunciate si tengano in conto di ipotesi più o meno plausibili e si veda se con esse ci riesce di spiegare i fatti.
La maggior parte delle azioni degli uomini trae origine non dal ragionamento logico, ma dal sentimento; il che è vero principalmente per le azioni aventi uno scopo non economico. Il contrario accade per le azioni economiche, specialmente per quelle del commercio e della produzione in grande.
L'uomo, benchè tratto ad operare da motivi non logici, ha piacere di legare logicamente le sue azioni a certi principii, e perciò egli ne immagina a posteriori per giustificare tali azioni. Cosi accade che un'azione A, la quale in realtà è effetto di una causa B, viene data, da chi quell'azione compie, come effetto di una causa C, spessissimo imaginaria. L'uomo, che per tale modo inganna altrui colle proprie affermazioni, ha principiato coll'ingannare se stesso, ed egli crede fermamente quanto asserisce.
Segue da ciò che ogni fenomeno sociologico ha due forme ben distinte e spesso interamente diverse, cioè una forma oggettiva, la quale stabilisce relazioni tra oggetti reali, e una forma soggettiva, che stabilisce relazioni tra stati psichici. Pongasi di avere uno specchio incurvato, gli oggetti vi si riflettono deformati, quale è diritto in realtà ed appare curvo, quale è piccolo e pare grande, o viceversa; [403] similmente nella coscienza umana si riflette il fenomeno oggettivo e ci viene fatto noto dalla storia o dalla testimonianza dei contemporanei. Occorre dunque, se vogliamo conoscere il fenomeno oggettivo, di non stare paghi al fenomeno soggettivo, ma da questo opportunamente dedurre quello. Tale, in sostanza, è il compito della critica storica, la quale trascende ben oltre la critica materiale delle fonti e si spinge sino a quella dell'umana psiche.
Gli Ateniesi, timorosi per l'invasione persiana, mandarono ad interrogare l'oracolo di Delfo, il quale, fra altre cose, rispose che Zeus concedeva alla Tritogenia un muro di legno che solo sarebbe inespugnabile. Perciò gli Ateniesi ripararono sulla flotta e vinsero a Salamina. Cosi apparve il fenomeno a molti dei contemporanei e così ci fu tramandato da Erodoto. Ma la forma oggettiva è evidentemente tutt'altra. Oggimai è sperabile che nessuno più creda ad Apollo, ad Atena Tritogenia, e neppure a Zeus, onde qualche altra causa più reale è da ricercarsi per spiegare la vittoria di Salamina; la quale invero fu preparata da Temistocle quando persuase agli Ateniesi di adoperare per la flotta il denaro del tesoro. Ma è notevole che Erodoto, nel riferire ciò, non accenna all'intervento di quella causa reale; una fortunata combinazione volle che i vascelli fossero pronti, onde agevole fu l'ubbidire all'oracolo; e secondo il nostro autore, i pareri diversi degli Ateniesi riguardo alla miglior via da seguire ebbero solo di mira il vero senso del responso di Apollo; altri credendo che i muri di legno fossero quelli della rocca, altri sostenendo che il dio accennasse alla flotta; e Temistocle stesso, sempre secondo Erodoto, discorse esclusivamente sull'interpretazione dei termini dell'oracolo. Così maggiormente spicca il contrasto tra il fenomeno reale e quello soggettivo.
Non basta ricercare i due fenomeni e la loro corrispondenza, un terzo problema ci si para dinanzi, e sta nel sapere come il fenomeno reale operi per modificare il fenomeno soggettivo e viceversa. Il darvinismo da una risposta molto semplice al quesito, ma che disgraziatamente è solo vera in parte. Secondo quella dottrina la corrispondenza tra i due fenomeni si otterrebbe coll'eliminazione degli individui nei quali tale corrispondenza non esiste.
Intanto nel caso rammentato non vi fu alcuna eliminazione, e non sapremo mai perchè veramente gli Ateniesi si accostarono all'una [404] piuttostoche all'altra interpretazione dell'oracolo e nemmeno se, nelle sue esegesi, Temistocle era di buona fede. Al presente, quando accadono fatti simili, non vi è nè credulità nè incredulità assoluta; onde, se fosse lecito giudicare degli uomini d'allora dagli uomini d'oggi, saremmo portati a credere che la cagione reale, cioè la potenza marittima di Atene, operava su Temistocle inconsapevolmente, e che, così sospinto, prima persuadesse se medesimo e poi altrui avere voluto il dio accennare alla flotta.
L'esempio che scegliemmo parrà ad alcuno superfluo perchè troppo evidente, ma chi cosi pensa tosto si disdirebbe ove fosse recato qualche esempio moderno, in sostanza identico a quello antico [1] . Quanti in Francia tirano fuori gli « immortali principii del 1789 » e la « difesa della repubblica », od in altri paesi la « difesa della gloriosa monarchia », proprio come Temistocle interpretava l'oracolo, e cosi delle opere loro manifestano cagioni imaginarie, le reali tacendo? Sempre vero fu il detto che si vede la paglia nell'occhio del vicino e non la trave nel proprio, e chi ride delle superstizioni antiche, spessissimo le ha sostituite con superstizioni moderne, che niente più delle antiche hanno del ragionevole e del reale.
Volgiamoci a considerazioni assai meno conosciute e che con quelle ora notate dovremo poi combinare.
Le crisi economiche, le quali à dir il vero sono semplicemente un caso particolare della legge del ritmo assegnata dallo Spencer al [405]movimento in generale, furono con molta cura studiate ai tempi nostri, specialmente per opera dello Jevons, del Clement Juglar e di altri valentuomini. Nel mio Cours d' Economie politique espressi l'opinione, nella quale nuovi studi mi hanno confermato, che dipendessero non solo da cagioni unicamente economiche, bensi anche dall'indole umana, ed altro non fossero se non una delle tante manifestazioni del ritmo psicologico. In altri modi, come pure allora notavo, tale ritmo appare; e nella morale, nella religione, nella politica si osservano oscillazioni perfettamente simili a quelle economiche [2] . Non sfuggirono queste all'osservazione degli storici, ma, salvo teorie che, come quella dei cicli, troppo si discostano dal vero, non furono generalmente considerate come manifestazioni parziali del movimento ritmico. Solo qua e là è notata qualche analogia tra le più salienti [3] .
Tutti coloro che hanno studiato la storia romana hanno veduto la grande oscillazione che fece passare le classi colte dalla incredulità, che si manifesta verso la fine della repubblica e nel primo secolo dell'èra nostra, alla credulità, che troviamo verso la fine dell' Impero.
La corrente religiosa dalla quale emerse poi il cristianesimo, che vinse non senza profondamente modificarsi e non senza largamente assimilarsi i principii delle dottrine concorrenti, era generale e travolgeva tutto il mondo antico. Autori pagani hanno massime e pensieri cristiani, tantochè si suppose perfino relazioni tra Seneca e San Paolo per spiegare i sentimenti del primo. Il Renan ha veduto che il cristianesimo altro non era se non una delle tante forme che prendeva allora il sentimento religioso [4] . Noi siamo avvezzi a vedere nella storia di quel tempo una battaglia tra il cristianesimo ed altre [406]religioni o dottrine, che supponiamo essenzialmente diverse, e ci figuriamo che la storia moderna sarebbe stata interamentè dissimile se invece del cristianesimo vinceva il culto di Mithra, qualche altro culto orientale, o rifioriva il paganesimo.
Tutto ciò non sta. Aspra battaglia vi era invero tra le sette A, B, C..., che tutte procedevano da una sola causa X, cioè dal cresciuto sentimento religioso. Ma il fatto principale è appunto X, e i fatti A, B, C... non sono che secondari. Non si può dire che non abbiano avuto importanza alcuna, poichè anche la forma qualche cosa vale per modificare i fenomeni determinati dalla sostanza, ma l'errore sta nel dare il primo posto a cosa che deve andare nel secondo.
Il D'Orbigny, discorrendo della Bolivia dice: « A l'entrée de la vallée et à la sommité de chaque côte, je remarquai sur toute la route des monticules de pierres plus ou moins volumineux, le plus souvent surmontés d'une croix de bois.... J'appris, et j'eus lieu de m'en assurer plus tard, en les retrouvant sur toute la partie de la république de Bolivie habitée par les Indiens, que c'étaient des apachectas. Ces monticules existaient avant l'arrivée des Espagnols. Ils étaient formés par les indigènes chargés, qui, gravissant avec peine les côtes escarpées, rendaient grâce au Pachacamac, ou dieu invisible, moteur de toutes choses, de leur avoir donné le courage d'atteindre le sommet, tout en lui demandant de nouvelles forces pour continuer leur route. Ils s'arrètaient, se reposaient un instant, jetaient quelques poils de leurs sourcils au vent, ou bien sur le tas de pierre la coca qu'ils machaient, comme la chose la plus précieuse pour eux, ou bien encore se contentaient, s'ils étaient pauvres, de prendre une pierre aux environs et de l'ajouter aux autres. Aujourd'hui rien est changé; seulement l'indigène ne remercie plus le Pachacamac, mais bien le dieu des chrétiens, dont la croix est le symbole » [5] . « Nella Sicilia dice il Maury la Vergine prese possesso di tutti i santuari di Cerere e di Venere, e i riti pagani furono in parte rivolti ad essa » [6] . Ora qui è evidente che vi è un sentimento comune, il quale si manifesta in forme varie, e che quelle forme sono di secondario momento di fronte al sentimento. « La fontana aggiunge il Maury seguita a ricevere in nome di un santo le [407]offerte che riceveva altre volte come divinita » [7] . In questo caso quale è il fatto principale? Il sentimento, che spinge gli uomini a propiziarsi la fontana, oppure il manifestarsi quel sentimento sotto la forma dell'invocazione a questo o a quell'altro santo, a questa o a quell'altra divinità? La risposta non può essere dubbia. Credere che l'intervento di qualche essere divino può risanare gli occhi è il fatto principale, rivolgersi perciò ad Esculapio o a Santa Lucia è secondario. Tale è pure lo invocare il dimonio cristiano invece dell'Ecate pagana, mentre è principale la credenza al potere di tale invocazione. Non è perfettamente preciso il raffigurare una credenza come avente origine dall'altra, assai più vicino al vero è il notarle come aventi tutte due una sola origine, cioè il sentimento dell'uomo che stima potere costringere a servirlo misteriose potenze.
Ora appare manifesta come la vittoria della setta A sulle sette B, C... sia spesso vittoria di forma e non di sostanza. Tra i concetti di Luciano, da una parte, e quelli degli ammiratori del profeta Alessandro, dall'altra, è certo quistione di sostanza, e se gli uomini fossero stati conquistati dai concetti di Luciano, la storia dell' Europa sarebbe stata interamente diversa da quella che conosciamo; ma tra i concetti degli ammiratori di Alessandro e quelli di ammiratori di altri profeti, è quistione, se non esclusivamente, quasi esclusivamente, di forma, e la storia avrebbe mutato di poco se questi o quelli avessero vinto, tanto più che il vincitore è costretto di fare, anche nella forma, concessioni al vinto.
Non è qui il luogo di ricercare come nascono ed acquistano vigore quelle grandi correnti di sentimenti, se hanno origine, come vuole l'interpretazione materialista della storia, unicamente da con dizioni economiche, o se invece altre, che a queste non si possono ricondurre, vi concorrono. Il volere risolvere ad un tratto tutti i problemi è metodo essenzialmente antiscientifico, occorre invece studiarli uno per volta. Oggi assumiamo come dato di fatto l'esistenza di quelle correnti, in altro tempo ed in altro luogo procureremo di spingere più oltre le indagini.
Gli uomini trascinati, solitamente a loro insaputa, da quelle correnti, e che come già prima notammo, desiderano fingere come volontario l'atto involontario, come logica l'opera non logica, tirano [408] fuori ragioni stranamente imaginarie e con quelle traggono in inganno sè ed altrui sulle vere cause del loro operare. Spesso le contese di forma tra le sette A, B.... sfumano in discorsi sconnessi; e a chi, per esempio, si fa a studiare le contese delle sette cristiane del periodo bizantino finisce col parere di trovarsi in una gabbia di matti; ed in generale, anche quando qualche quistione di sostanza trovasi sotto tali quistioni di forma, viene fatto di rammentare ciò che il Montesquieu dice dei libri di teologia: « Doublement inintelligibles et par la matière qui y est traitée et par la manière de la traiter » [8] . Nel leggere i discorsi di certi « nazionalisti » francesi nasce il dubbio che quella gente non sia ben sana di mente, ma sotto quelle parole che paiono e sono insulse si nasconde gravissima quistione di sostanza, poichè il « nazionalismo » è ora la sola forma che assume in Francia la resistenza al socialismo.
Anche quando ragionevole è la contesa, di rado accade che le ragioni date si riferiscano alla sostanza. In Francia, alla vigilia della rivoluzione del 1789, non si discorreva d'altro che di « umanità », di « sensibilità », di « fraternità »; mentre nel fatto si preparavano gli assassinamenti e i saccheggi giacobini; ora il bel giuoco riprincipia e la nostra borghesia elegantemente argomenta intorno alla « solidarietà », preparando a sè sciagure che la ridurranno al nulla.
I popoli, salvo brevi intervalli di tempo, sono sempre governati da un'aristocrazia, intendendo questo termine nel senso etimologico e volgendolo a significare i più forti, energici e capaci, così nel bene del resto come nel male. Ma per una legge fisiologica di sommo momento le aristocrazie non durano, onde la storia umana è la storia dell'avvicendarsi di quelle aristocrazie; mentre una gente sale e l'altra cala. Tale è il fenomeno reale, benchè spesso a noi appaia sotto altra forma. La nuova aristocrazia, che vuole scacciare l'antica od anche solo essere partecipe del potere e degli onori di questa, non esprime schiettamente tale intendimento, ma si fa capo di tutti gli oppressi, dice di volere procacciare non il bene proprio, ma quello dei più; e muove all'assalto non gia in nome dei diritti, di una ristretta classe bensì in quello dei diritti di quasi tutti i cittadini. S'intende che, quando ha vinto, ricaccia sotto il giogo gli alleati o al massimo fa loro qualche concessione di forma.
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Tale è la storia delle contese dell'aristocrazia della plebs e dei patres a Roma; tale, e fu bene notata dai socialisti moderni, è la storia della vittoria della borghesia sull'aristocrazia di origine feudale.
Il prof. Pantaleoni in uno scritto recente [9] nega che il socialismo sia per vincere, io ho sostenuto che probabilissima e quasi inevitabile ne era la vittoria [10] . Le due opinioni paiono, ma non sono contradittorie, perchè discorriamo di cose diverse: il Pantaleoni volge la mente al fenomeno soggettivo; io, al fenomeno oggettivo. In fondo siamo d'accordo.
Pongasi, che, quando nella Giudea sorgevano le prime comunità cristiane, qualcuno avesse così preso a ragionare: « Costoro non saranno mai padroni del mondo. Favola è il credere che fra gli uomini possa sparire ogni differenza per ricchezza, coltura, grado sociale. Stoltezza il supporre che tutti gli uomini saranno veramente fratelli, che rinuncieranno a tutti i piaceri dei sensi, che nella carne della donna vedranno solo gli splendori della vita eterna. Tenete per fermo che fra un migliaio d'anni ci saranno ricchi e poveri, re e sudditi, potenti ed umili; state sicuri che moltissimi viventi si lascieranno ancora vincere dalla gola, dalla lussuria, dall'ira, e che i nuovi fratelli spegneranno i fratelli anche a tradimento ». Costui avrebbe detto bene e certo il regno di Cristo, quale se lo figuravano i primi cristiani, è sempre di là da venire; ma non avrebbe detto male, e ne fanno fede i fatti, chi avessé asserito che vittorioso sarebbe stato il cristianesimo. Un solo nome qui indica cose assai diverse.
Più completo si può fare il paragone per tempi a noi meglio noti perchè più prossimi. Fingiamo di trovarci in Francia all'alba della rivoluzione del 1789. Uno dicé: « Questa buona gente che vuol riformare lo Stato sogna. Ma chi può credere a quel contratto sociale?— La volontà generale non può errare. — Bravi, ed è per ciò che non c'è errore per grossolano che sia o superstizione insana che in qualche tempo e in qualche luogo non abbia avuto per sè quasi tutto un popolo e spesso quasi tutti i popoli. — Gli uomini nascono tutti buoni, solo i preti e i re li fanno cattivi. — Sì, queste fiabe non le credono nemmeno i bimbi, se il vostro nuovo governo ha per sostegno principale quel bel principio, potete aspettare molte migliaia d'anni [410]prima di vederlo in pratica. — Sta per sorgere il regno della ragione. — Che povero psicologo siete; la maggior parte delle azioni umane seguiterà ad essere determinata, per molti e molti secoli, dal sentimento. — Sotto l'impero della ragione i buoni, bravi, onesti, virtuosi, « sensibili », popolani muteranno dolcemente e senza scosse il presente stato di cose [11] . — Chi crede ciò può anche credere che le peggiori belve sono diventate miti colombe. Andate là, che tutta la vostra letteratura poggia sul falso; e le vostre belle dame che si sdilinquono cinguetando sulle virtù « dell'uomo della natura » sono scioccherelle che non sanno quello che si dicono. Il secolo prossimo, statene certo, avrà uomini all'incirca come sono nel nostro, e non sta per sorgere menomamente l'èra nuova voluta dai vostri filosofi ».
Altri risponde: « Ottimamente; tutto ciò è vero. Ne ora nè mai l'oclocrazia sta per stabilmente governare. Avete ragione, l'idilio di pace e di virtù cantato dai nostri filosofi è reale all'incirca come una fiaba. Ma guardate sotto quelle parole quali cose si ascondono e vedrete che sorge un'oligarchia, la quale vuole debellare e prendere il posto di quella che ci governa. La vittoria della nuova oligarchia è certa perchè da quella parte sta l'energia e la forza. Potrebbe tale vittoria essere incruenta ove l'antica aristocrazia fosse forte e ad un tempo tollerante e savia; se memora del detto: si vis pacem para bellum, mostrasse, da un lato, di essere apparecchiata a virilmente combattere e, da l'altro, sapesse opportunamente accogliere tra le proprie file tutti coloro che emergono dalla plebe e stanno per costituire la nuova aristocrazia [12] . Invece il mutamento costerà molte lacrime e molto sangue all'antica aristocrazia, perchè questa, quasi colpita da insania, da una parte, si disarma, si affievolisce colle stolte declamazioni umanitarie, dall'altra, respinge la nuova aristocrazia e quindi la costringe a dare battaglia ».
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Il fatto segui precisamente in modo da mostrare che erano vere le due opinioni, le quali per nulla si contraddicono.
Il De Tocqueville ha osservato che « la rivoluzione francese fu una rivoluzione politica che operò come una rivoluzione religiosa e ne tolse in qualche modo l'aspetto ». Si può tralasciare quello che rimane di dubbio in tale proposizione ed affermare recisamente che la rivoluzione francese fu una rivoluzione religiosa, preparata dalle classi elevate, compiuta poi contro di esse, e che diede il potere a una nuova classe scelta, cioè alla borghesia.
Si è detto che la rivoluzione era figlia di Voltaire e degli enciclopedisti; ciò è vero solo in piccola parte ed in certo senso, cioè in quanto lo scetticismo umanitario aveva infiacchito le classi superiori; l'azione di Voltaire e degli enciclopedisti sulle classi inferiori fu pressochè zero, e la rivoluzione fu principalmente una reazione dei sentimenti religiosi (intesi in senso lato) delle classi inferiori contro lo scetticismo delle classi superiori. Così era accaduto, in parte, ai tempi della Riforma. Anche allora le classi superiori teocratiche diventavano scettiche e i papi curavano gli interessi terreni assai più dei celesti. Non a caso la Riforma nacque tra i rozzi popoli del settentrione, ove più vivo era il sentimento religioso cristiano, e fece pochi proseliti nella civile e scettica Italia. Allora la reazione religiosa ebbe forma cristiana; nel 1789, in Francia, ebbe forma di religione sociale, patriottica, rivoluzionaria, ed anche anti-cristiana. Erano nei due casi sentimenti del medesimo genere che toglievano forme diverse.
Il dominio della nuova aristocrazia scaturita dalla rivoluzione francese, cioè della borghesia, ha durato poco e presenta segni di profondo decadimento, almeno in Francia, un secolo appena dopo che è sorto. È vero, per altro, che negli Stati Uniti di America, in Germania, ed in altri paesi serba ancora assai vigore.
Se consideriamo il fenomeno dal lato oggettivo, tre grandi classi di fatti ci colpiscono, cioè: 1° Un'intensità crescente del sentimento religioso, il che dimostra che siamo nel periodo ascendente della crisi; 2° Il decadere dell'antica aristocrazia; 3° Il sorgere di una nuova aristocrazia.
Soggettivamente, la prima di quelle grandi classi è avvertita dalla coscienza senza essere troppo deformata; invece le altre due classi : [412] tolgono forma differente assai dalla reale; il decadere dell'antica aristocrazia appare come il crecere dei sentimenti umanitari ed altruisti; il sorgere della nuova aristocrazia, come rivendicazione degli umili e dei deboli contro ai potenti e ai forti.
Il periodo ascendente della crisi religiosa. — Basta un'osservazione anche superficialissima per vedere che nei popoli civili è cresciuto da qualche anno in qua, e sta ognora aumentando il sentimento religioso. Ciò ha giovato non solo alle forme religiose già esistenti, quali sarebbero le varie confessioni cristiane, ma principalmente ha dato vigore ad un nuovo ordine di sentimenti religiosi, i quali si manifestano nel socialismo. Molti valentuomini, sia tra i socialisti sia tra i loro avversari, hanno veduto chiaramente che il socialismo ora è una religione; e chi studia la storia deve riconoscere che quel fenomeno religioso ha luogo tra i più grandiosi che mai si sieno veduti, e solo si può paragonare al sorgere del buddismo, del cristianesimo, dell'islamismo, alla riforma protestante, alla rivoluzione francese.
Inoltre il patriottismo si è esaltato e toglie forma di religione, in Germania, ove un'autorevole rivista giunge sino a discorre del « dio tedesco », in Inghilterra coll'imperialismo, in Francia col nazionalismo, negli Stati Uniti d'America col jingoïsmo, ecc.
Allato di quei grandi fenomeni, che appaiono nel rinverdire le antiche religioni e nel nascere una nuova e potentissima, altri di minor conto ci mostrano come il sentimento religioso invada lutte le manifestazioni dell'attività umana, anzi pare che oramai queste abbiano un'invincibile tendenza ad assumere la forma religiosa [13] .
Ecco, per esempio, della brava gente, la quale stima che l'uso delle bevande alcooliche è nocivo all'umana stirpe. L'azione di costoro non si rinchiude nei limiti modesti e temperati di un provvedimento igienico qualsiasi, ma trascende sino a quelli dell'esaltazione religiosa [14] . [413] Sorgono asceti, apostoli, martiri, pronti ad ogni sacrifizio pure che possano impedire ad una creatura umana di bere un bicchiere di vino, e quando ciò conseguono dicono di avere « salvato un uomo », come l'apostolo cristiano dice di avere « salvato un'anima » [15] . Vi sono [414] sette, come quella degli anti-alcoolici detta dei Buoni templari, che si possono paragonare a congregazioni religiose, come quella dei domenicani, dei francescani od altra simile. Hanno iniziazioni, cerimonie di culto, misteriosi legami, e si esaltano con mistiche concioni. Del resto ora non pochi igienisti si accalorano talmente nel difendere le loro dottrine da parere dissennati a chi interamente non ha perduto il lume della ragione, e quasi quasi giungerebbero sino ad uccidere l'uomo per mantenerlo sano, con minor senno della inquisizione che lo bruciava per salvargli l'anima.
Altri si sono tolti la briga di dare la caccia « alla letteratura immorale », e anche essi trascendono oltre ai limiti moderati di una onesta censura. Vi sono certamente tra loro persone rispettabilissime e degne di ogni encomio, ma riesce strano il vedere come ci sia gente che si è fissata su tale argomento e che non sa, non può volgere ad altro la mente. Costoro esprimono concetti moralissimi in termini impudicissimi; in certo luogo fecero firmare a giovanetti alunni di scuole secondarie una petizione per fare chiudere le case di prostituzione, e le parole della petizione erano oscene. Talvolta, discorrendo con qualcuno dei più esaltati, tu vedi il viso di lui che si accende, gli occhi che luccicano, ed, in breve, apparire tutti i segni che sono nel maschio quando agogna la femmina, mentre costui senza fine nè posa discorre dell'unione dei sessi e manifesta odio incredibilmente intenso contro qualsiasi uomo il quale gode gli amorosi piaceri.
Ma qui oltre al sentimento religioso in generale ha luogo altra causa, che, se non erro, è la seguente. Fu già notato come qualche volta il sentimento erotico toglie la veste del sentimento religioso, e molti casi ne furono riferiti, specialmente di donne isteriche. Accade ora che ci sono alcuni uomini, i quali, se fossero vissuti in altro tempo, per esempio in sul finire del XVIII° secolo, avrebbero senza altro ceduto ai sentimenti erotici che li dominano, ma che oggi, avendo di ciò rimorso, pel diverso ambiente in cui vivono, si ritraggono quanto più possono dal fare e pascono con parole il non frenabile appetito. Insomma costoro sono lieti di trovare un'occasione [415] di moralmente occuparsi di cosa immorale e di essere in pace colla propria coscienza procacciandosi un certo tal qual godimento [16] . Un amico mio conobbe ricca e bella signora, nei verdi anni non castissima, che, col crescere dell'età, ma mentre pure ancora poteva accendere desiderii, divenne profondamente e sinceramente religiosa, e con mirabile zelo e gravi sacrifizi ogni suo momento dedicava ad un'opera per ritrarre dal vizio le prostitute. L'amico mio era persuaso della onestà dei propositi di quella signora, e l'incredibile ardore nel dedicarsi a tale apostolato spiegava coll'ottenere essa per tale modo un riflesso dei passati e pur sempre bramati piaceri, non solo senza alcun rimorso, ma anzi colla coscienza di fare opera buona. In quanto all'odio acerbissimo che qualche esaltato moralista dimostra contro l'uomo meno asceta, esso ha origine non solo in quel sentimento religioso e settario pel quale l'eretico si vuole spegnere e distruggere, ma muove altresì da quell'invidia, che, senza volerlo e senza saperlo, risente il non gaudente contro al gaudente, l'eunuco contro all'uomo virile.
I vegetariani sono pure una setta discretamente ridicola. Hanno calcolato che il suolo coltivato può produrre assai più grano e riso che carne, quindi ci vogliono torre la carne per avere maggior copia di alimenti. È venuta anche in auge una setta mistico-sociale, che, recando certi esperimenti fisiologici a sostegno della propria tesi, pretende che noi tutti mangiamo troppo, e che ci vuole mettere ad una dieta severa. Con ciò, dicono quei valentuomini, sarà sciolta « la quistione sociale », poichè ci saranno alimenti per un numero maggiore di uomini, e principalmente si potranno avere moltissimi figliuoli. Per quei poveri fanatici nessun maggiore delitto che l'usare l'uomo colla donna senza che nasca un figlio, il Malthus è il loro satana, brucierebbero tutti i poeti greci e latini perchè poco casti, il loro ideale è un popolo di asceti, che non mangia carne, non beve vino, che non prova alcun sentimento di amore se non liberorum [416] quaerendorum causaolidarietà [17] .
Simili asceti rappresentano di fronte ai socialisti i montanisti di fronte alla chiesa ortodossa cristiana. Questa ebbe ognora molto da fare per sbarazzarsi di coloro che stoltamente ne esageravano la dottrina; cacciati da una parte risorgevano da un'altra, sino ai flagellanti del medioevo e ai visionari-giansenisti [18] .
[417]
Chi vive in Italia e non è stato lungamente all'estero, tanto da potere conoscere non solo il maggior numero, che è sano, ma anche le piccole combricole di esaltati, non può avere un chiaro concetto delle dottrine dei moderni asceti e crederà esagerate narrazioni che pure rimangono assai sotto al vero [19] . L'Italia è sempre stata, dal tempo dei Romani in qua, un paese poco religioso. Chi sa se un giorno essa non produrrà un nuovo Rinascimento, come quello che troppo presto fu fermato dalla Riforma protestante.
Lo spiritismo, l'occultismo, e altre simili superstizioni hanno non pochi seguaci e ricevono incremento dal crescere in generale del sentimento religioso. Eccoti ora gente che prende sul serio le divagazioni di una povera isterica, la quale scrive nella lingua che si parla nel pianeta Marte; e su quel bell'argomento scientifico si tengono conferenze, ove fanno ressa donne e ragazze innamorate del misticismo. L'arcangelo Gabriele cinguetta a Parigi per bocca di una donzella; ciarlatani d'ogni specie risanano con mistiche operazioni gli ammalati; e, se manca Luciano per narrarne le gesta, non manca chi compie le parti di Alessandro d'Abonotechia.
Quando non si è nel periodo ascendente della crisi, simili fantasie non escono da un piccolo circolo di uomini ed hanno scarsi effetti; ma invece in quel periodo allargasi assai la loro azione e concorre a precipitare il movimento generale.
Nella letteratura, nell'arte e nella scienza, il misticismo, il « simbolismo » ed altre vanità che paiono cose si fanno larga strada. Voi potete ancora scegliere la forma religiosa alla quale volete sciogliere [418] un inno [20] , ma quest'inno non deve mancare, se no il pubblico non comprerebbe il libro e quindi nessun editore lo vorrebbe stampare.
I nostri nuovi mistici credono di ragionare, ma in realtà offendono gravemente la logica e spessissimo non sanno fare altro che ripetere le pappolate degli antichi mistici. Per esempio per provare, poníamo il caso, che c'è del vero in qualche storiella sulla trasmigrazione di un essere umano sul pianeta Marte, ci dicono con grande sussiego che « la scienza non può spiegare tutto ». Verissimo, ma perchè Tizio non sa spiegare un fenomeno, non ne viene mica per conseguenza logica che debba accettare la spiegazione di Caio. Se Tizio non sa cosa sia il tuono, non per ciò è dalla logica costretto a consentire nell'opinione di Caio, che lo vuole prodotto da Giove. Altri, con malizia più fine, ripetono un ragionamento pure assai antico e in sostanza dicono: « tale cosa deve essere vera poichè è utile all'uomo che sia vera ». Si è scoperto nuovamente ora una verità gia nota da molti secoli, cioè che l'uomo è guidato dal sentimento [419] più che dalla ragione. Da ciò si può dedurre che il sentimento religioso ha parte notevole nel mantenere l'assetto sociale, ma non si può da ciò solo conoscere quanto precisamente debba essere quella parte per ottenere il massimo di utilità sociale, e men che mai poi si può dedurre che la forma A, piuttostoche le forme B, C,... è utile all'uomo. Un ragionamento che in sostanza dice: « L'uomo è guidato in gran parte dal sentimento, dunque deve interamente sottomettersi a una religione, la quale dunque deve essere A, è un tipo di ragionamento illogico. Gli anti-alcoolici iniettano vino sotto la pelle di un animaluccio, che muore nelle convulsioni, e deducono da ciò, come logica conseguenza, che l'uomo non deve bere vino! Fanno esperimenti anche sull'uomo. Osservano che in chi ha ingerito bevande alcooliche diventa, per breve tempo, più lenta la trasmissione delle sensazioni pel cervello. Ne deducono che l'alcool è un veleno del sistema nervoso e che l'uomo deve astenersene. Se tale ragionamento è logico, lo è pure il seguente: Appena dopo di avere mangiato e mentre si fa la digestione, il cervello diventa pigro e lenta ogni operazione intellettuale, dunque il cibo è un veleno del sistema nervoso, dunque l'uomo se ne deve astenere....e morire di fame ». Se, come dicono alcuni, l'uso delle bevande alcooliche distrugge la specie in pochi anni, i [420] bevitori di acqua non hanno che da lasciare fare il tempo, fra poco, per naturale selezione, rimarranno soli al mondo; anzi è meraviglioso che dai tempi di Noè in qua, ciò già non sia seguito.
Dicesi che, in nome della « solidarietà », A deve dare quattrini a B, perchè A deve fare suo piacere del bene di B; ma per lo stesso motivo B dovrebbe, sempre in nome della solidarietà, rifiutare di spogliare A e di recargli grave danno e dispiacere. Si osserva che la società è un tutto organico e che il male di una parte B di quel tutto si ripercuote sulla parte A, e se ne deduce che A deve aiutare Be deve aiutarlo in un certo modo. La conseguenza non è logica. 1.° A potrebbe anche eliminare B, come chi si fa tagliare un membro ove principia la cancrena. 2.° Se quel modo di aiutare B farà pullulare gli individui degenerati e non adattati all'ambiente, l'aiuto dato a B farà il male non solo dalla parte A ma anche di tutta la società.
Opera vana è il dimostrare falsi tali ragionamenti, poichè gli uomini che vi ricorrono non sono stati da essi persuasi ma invece li hanno escogitati per giustificare a posteriori ciò di cui già erano persuasi; onde, se pure seguisse il caso singolarissimo che la dimostrazione fosse di tale lucidità e di tanta forza da imporsi all'intelletto di quegli uomini e da costringerli quindi ad abbandonare quei ragionamenti, nulla si otterrebbe se non di vederli sostituiti da altri egualmente o anche maggiormente errati, mentre in nessun modo, salvo pochissime eccezioni, sarebbe alterata la fede di quegli uomini, la quale ha origine ben diversa.
Nemmeno le scienze positive sono salve dall'invadente sentimento religioso. Un'egregio astronomo, H. Faye, nel discorrere delle origini del sistema solare, sente il bisogno di dire: « Ne quittons pas ces temps primitifs sans rendre hommage au premier chapitre de la Genèse. Il prouve que l'humanité n'a debuté ni par les niaiseries du fétichisme, ni par les gracieuses absurditées du polythéisme ou par les rêveries dégradantes de l'astrologie » [21] . Chi sa se l'autore crede veramente che il primo capitolo della Genesi descrive gli uomini primitivi? Che non abbia mai sentito parlare delle ricerche storiche sui popoli antichi nè degli studii sugli uomini preistorici! Termina il suo libro dicendo che la vita avrà un termine, « mais nous espérons, nous [421] croyons qu'il n'en sera pas de mème des œuvres de l'intelligence qui nous aurons rapprochés de notre modèle divin. Celles-là n'ont besoin pour subsister ni de lumière, ni de chaleur, ni d'une terre nouvelle; elles sont recueillies pour ne pas périr ». Non si sa ciò che l'autore voglia dire e come faranno a sussistere le « opere dell'intelligenza », quando ogni vita sarà spenta. Di fronte a tale vaniloquio, la dottrina della metempsicosi è un modello di precisione scientifica. Fortuna che tra le « opere dell'intelligenza » che devono sussistere, quando deserta di ogni vivente sarà la terra, l'autore non ha tirato fuori la « solidarietà »; speriamo di vederla fare capolino in qualche altro trattato di astronomia. Un Laplace discorreva diversamente del Faye, ma mutano i savi col mutare dei tempi.
Persino le teorie Copernichiane e del Galileo sono ora insidiate, almeno indirettamente. Il Mansion, che è valente matematico, in una comunicazione al Congresso scientifico internazionale dei cattolici (4 Aprile 1891), si arrabatta per dimostrare che infine il sistema Ptolemaico valeva quanto, o poco meno, il sistema moderno. « Une autre raison plus profonde du choix du systeme géocentrique est la suivante: Les anciens séparaient nettement l'Astronomie science des phénomènes célestes de la recherche des causes des mouvements des astres ...Dès lors, le choix des hypothèses astronomiques était pour eux chose indifférente, et il n'y avait aucun inconvénient à adopter le point de vue géocentrique, plus conforme aux apparences et d'application plus directe que l'autre ». Ci vuole per altro un bel coraggio per volerci cosi dare a bere che gli antichi avrebbero potuto, se avessero voluto seguire la teoria Newtoniana, ma che scelsero quella di Ptolemeo perchè « plus conforme aux apparences et d'application plus directe ».
Il Brunetière, che sa pochino assai di astronomia, esclama: « Lasciateci in pace col vostro Galileo »; il nostro autore, che è valente scienziato, gira largo con sottili distinzioni: « Au XVIe et au XVIIe siècle, avant et après le procès de Galilée, la distinction entre l'explication philosophique des phénomènes astronomiques était familière aux savants; à cette époque, à cause de cette distinction, on comprenait parfaitemement que Galilée fut condamné au nom de la philosophie sans que cela entravat en rien les recherches astronomiques. [22] » [422] Povero Galileo, sè tornasse in vita, i nostri neo-cattolici sarebbero capaci di ricacciarlo subito in carcere! È discretamente ameno quel signore Mansion quando ci dice che l'avere condannato e quindi messo in carcere Galileo, « n'entravait en rien les recherches astronomiques ».
Lasciando ora da parte quei segni secondari e tornando ai principali, pare probabile che il crescere del sentimento religioso gioverà più al socialismo, il quale è forma nuova, che alle antiche forme religiose. Cosi almeno accadde generalmente nelle grandi crisi religiose. Se poi quel vantaggio giungerà sino alla distruzione delle antiche credenze, come segui pel cristianesimo di fronte al paganesimo, o queste lascierà sussistere, come seguì pel budddismo e per la riforma protestante, è ancora oscuro, ma parmi più probabile la seconda ipotesi, purchè ben inteso si aggiunga che il socialismo dovrà modificarsi e togliere molto a prestito dalle religioni concorrenti.
La somiglianza del movimento socialista presente con quello del sorgere del cristianesimo è stata più volte notata, ma la somiglianza colla Riforma protestante, per essere meno conosciuta, non è meno vera; e badisi bene che a tali analogie non ci dobbiamo fermare, ma che altre simili ne troveremo ovunque si manifesti una grande [423] crisi religiosa; e vedremo tra breve che l'analogia si spinge oltre al puro fenomeno religioso.
È singolare come persino in certi particolari vi sia esatta corrispondenza. È noto come i primi cristiani credessero che prestissimo dovesse venire il regno di Cristo sulla terra, ed i socialisti or sono pochi anni credevano oltremodo prossimo il trionfo della loro dottrina; lo Engels ebbe su ciò previsioni che il fatto ha già smentito, ed ora risorgono per un tempo un poco più lontano, come risorsero simili previsioni tra i millenari cristiani. « Quando — dice Lattanzio [23] — oppresso sarà l'orbe terracqueo e mancherà agli uomini forza per opporsi ai tiranni, che con grande esercito di ladri terranno soggetto il mondo, del divino aiuto tanta calamita avrà bisogno ». Quando dicevano e dicono i socialisti — la ricchezza si sarà concentrata in poche mani e le crisi economiche diventeranno più frequenti e più intense, dovrà necessariamente soccorrere al mondo il collettivismo. « La terra — dice Lattanzio [24] — dimostrerà la sua fecondità e genérerà spontaneamente copiosissime frutta. Le rupi dei monti stilleranno miele, per rivi scorrerà il vino, e fiumi di latte inonderanno; il mondo infine godrà e tutto nella natura sarà lieto, liberato dal dominio del male, dell'empietà, del misfatto e dell'errore ». Simile felicità attende il mondo sotto l'impero del collettivismo, e da molti, fra cui basti ricordare il De Amicis, viene descritta.
Parte dei cristiani si stancarono di aspettare come prossimo il regno di Cristo sulla terra, ed i più assennati tra loro intesero che, per conseguire vittoria sugli avversari, occorreva essere più pratici e più transigenti, onde, conservata la primitiva dottrina come meta ideale, nel concreto si accostarono al modo di vivere ed ai concetti volgari. Similmente operano ora i socialisti col programma minimo, ed il Bernstein schiettamente accenna la nuova via. In Olanda, il socialismo intransigente e rivoluzionario sparisce e da luogo al socialismo di Stato. Altri si spinsero, ed ora si spingono, più in là e maggiormente ai secolari si avvicinano. In Francia, i socialisti sono diventati partito di governo e il Millerand fa parte del ministero Waldeck-Rousseau; in Inghilterra la maggioranza dei Fabians votò in favore dell' imperialismo; in Germania vi sono molti socialisti che [424] vorrebbero fare all'amore coll'impero: il parroco Naumann nel suo libro, Demokratie und Kaisertum, apertamente predica perchè l'imperatore sia capo dei socialisti, e quel cristiano collettivista predica pure il militarismo, guerra e sterminio ai nemici della Germania, ed anche a coloro che senza esserne nemici non vogliono esserne schiavi [25] . Dal giorno in cui Gesù predicava amore e pace nella Galilea a quello in cui prelati guerrieri sovrapponevano la corazza alla stola ed uccidevano in nome del divino maestro, scorsero parecchi secoli, ma dal giorno in cui il tedesco Marx annunziava ai proletari la buona novella a quello in cui alcuni socialisti tedeschi al motto: proletari unitevi, sostituiscono quello: proletari uccidetevi, scorsero solo pochi anni.
Di quei fatti trarremo più in là altre conseguenze; per ora ci basti notare che, come nelle crisi economiche, nel presente periodo ascendente della crisi religiosa gia si manifestano i segni delle forze che produrranno il periodo discendente. Il Naumann e gli amici suoi non sono religiosi nè cristiani nè socialisti, sono gente accorta che vuole fare suo prò delle credenze altrui, come i papi fecero servire l'obolo cristiano ad edificare San Pietro o peggio lo spesero in feste pagane. Dopo che quei socialisti politico-pratici avranno prevalso, qualche uomo che avrà conservata l'antica fede socialista ripeterà: Ahi! Costantin, di quanto mal fu matre, con quello che segue; e potrà anche aggiungere:
Deh or mi di', quanto tesoro volle
Nostro signore in prima da San Pietro,
Che ponesse le chiavi in sua balia?
Certo non chiese se non: Viemmi dietro.
Cioè: quanto tesoro volle il Marx dal Liebknecht o dal Bebel per sacrarli suoi discepoli?
[425]
Altro sogno che certo si manifesterà nel periodo discendente, cioè l'ipocrisia, ora manca quasi interamente nella fede socialista dei paesi, come l'Italia, ove il socialismo è perseguitato, ma gia fa capolino in altri qaesi, come la Francia, ove i socialisti hanno parte nel governo. Molti politicanti sono diventati socialisti per farsi eleggere a qualche ufficio pubblico, molti letterati per vendere i loro libri, molti autori drammatici per compiacere al pubblico, molti professori per ottenere una cattedra. Per altro il male ancora troppo non dilaga. Nei paesi, come l'Italia e la Germania [26] dove la fede socialista impone sacrifizi, gli ipocriti se ne stanno lontani, accorreranno a frotte quando invece procacciera onori, potere, ricchezza.
Non mancano gli ipocriti in quelle parti che accennammo come manifestazioni secondarie del sentimento religioso. In una città di cui è inutile di fare il nome, il presidente di una società « per rialzare la morale », la quale condanna come massimo fra tutti i delitti l'unione dei sessi fuori del legittimo matrimonio, dovette fuggire perchè lo faceva cantare una sgualdrina, che diceva avere avuto da lui un figlio. In un congresso contro la letteratura immorale, il presidente fu costretto di ammonire i soci che certe stampe oscene erano state presentate al congresso solo per muovere un santo sdegno e non perchè alcuni clandestinamente se le appropriassero. A Parigi ci sono studenti e giovani medici che, in pubblico, fingono di essere astinenti dalle bevande alcooliche, per procacciarsi la buona grazia di professori che sono fanatici antialcoolisti, ed, in privato, usano largamente non solo di vino ma anche di liquori. Un anonimo, che pare si sottraesse all'invadente sentimento religioso, ci lasciò nella antologia greca un epigramma, in cui, scherzando su Irene, che significa pace ed è nome di donna, sta scritto: « Pace a tutti, dice il vescovo venendo; come può essere con tutti quella che sola per lui chiusa tiene? » [27] . Cosi presto aveva germogliato il mal seme che [426] diede poi si larga messe. Aspettate un poco e i frati beffati dal Boccaccio avranno degni successori.
In ogni tempo il pensiero umano suole manifestarsi colle forme in uso nella società. Così alcuni secoli fa ogni discorso si vestiva della forma della religione cristiana. Il Macchiavelli canzona tale andazzo quando, nella Mandragola, fa citare da frate Timoteo gli autori sacri e la dottrina cristiana per persuadere a madonna Lucrezia di cedere alle voglie dell'amante. Oggi frate Timoteo avrebbe cavato fuori la « solidarietà » e le massime umanitarie [28] .
Notisi anche altra somiglianza tra la presente crisi ed altre, cioè il pullulare delle sette. Il primitivo cristianesimo mantenne la unità e l'ortodossia coll'istituzione del papato. Sino ad ora i congressi, ossia concilli œcomenici socialisti, hanno potuto mantenere una certa tal quale unità, ed, in Germania, il Bebel ed il Liebknecht hanno potuto se non fugare almeno quietare l'eresia, ma il quesito rimane da sciogliere per l'avvenire, e sarà degno di osservazione il modo che si terrà.
Il decadere dell' antica aristocrazia. — Questa, che è ancora la classe dominante, è costituita principalmente dalla borghesia e per piccola parte da rimasugli di altre aristocrazie.
Quando un'aristocrazia decade si osservano generalmente due segni che si manifestano insieme, e cioè: 1.° Quell'aristocrazia si fa più blanda, più mite, più umana, e diventa meno atta a difendere il [427] proprio potere. 2.° D'altra parte non scema in essa rapacità e cupidigia dei beni altrui e tende quanto più può ad accrescere le sue appropriazioni indebite, a praticare maggiori usurpazioni sul patrimonio nazionale. Sicchè da un lato fa più pesante il proprio giogo, dall'altro ha meno forza per mantenerlo. Da quei due termini appunto ha origine la catastrofe ove si spegne quell'aristocrazia, la quale invece potrebbe prosperare ove uno dei termini mancasse. E cosi se non scema ma cresce la propria forza, possono anche crescere le appropriazioni, e, se queste scemano, può anche, sebbene più di rado, essere il suo dominio mantenuto con minor forza. Così la nobiltà feudale, quando sorgeva, potè crescere le sue usurpazioni perchè cresceva la sua forza, così l'aristocrazia romana e quella inglese poterono, opportunamente cedendo, mantenere il proprio potere. Invece l'aristocrazia francese, cupida di mantenere i propri privilegi e forse anche di accrescerli, mentre in essa scemava la forza per difenderli, provocó la violenta rivoluzione della fine del secolo XVIII°. Insomma ci deve essere un certo equilibrio tra il potere di cui gode una classe sociale e la forza di cui dispone per difenderlo. Il potere senza la forza è cosa che non può durare.
Le aristocrazie finiscono spesso coll'anemia, serbano un certo coraggio passivo, mancano interamente di quello attivo. Si rimane stupiti nel vedere come, nella Roma imperiale, gli uomini dell'aristocrazia, senza tentare la menoma difesa, si suicidavano o si lasciavano uccidere, solo che ciò piacesse a Cesare; eguale stupore ci coglie vedendo quanti nobili in Francia morirono ghigliotinati, invece di cadere combattendo, colle armi alla mano [29] .
[428]
Con grande meraviglia Roma vide rifiorire in Silano il vigore dell'antica aristocrazia. Costui, chiuso in Bari, al centurione che voleva persuaderlo di lasciarsi aprire le vene (suadentique venas abrumpere) rispose essere apparecchiato a morire, ma anche a combattere, e, benchè inerme, non cessò di difendersi e di colpire come poteva colle sole mani, sinchè cadde, come in pugna, trafitto di colpi ricevuti davanti [30] .
Se Luigi XVI° avesse avuto l'animo di Silano avrebbe salvato sè ed i suoi e forse risparmiato molto sangue e molti dolori alla nazione. Anche il 10 Agosto poteva ancora dare battaglia con speranza di vincere. « Si le roi eût voulu combattre, il pouvait encore se défendre, se sauver et même vaincre » dice il Taine [31] . Ma l'aristocrazia d'allora somigliava perfettamente alla borghesia d'ora, quale [429] si osserva nei paesi come la Francia, ove l'evoluzione democratica è più accentuata. Il Taine parla di quel tempo, e le sue parole dipingono precisamente lo stato presente in Francia, quando dice: « A la fin du XVIIIe siècle, dans la classe élevée et même dans la classe moyenne, on avait horreur du sang; la douceur des mœurs et le rève idyllique avaient détrempé la volonté militante (Ed ora la borghesia francese di nuovo dolcemente sogna). Partout les magistrats oubliaient que le maintient de la societé et de la civilisation est un bien infiniment supérieur à la vie d'une poignée de malfaiteurs et de fous, que l'objet primordial du gouvernement, comme de la gendarmerie, est la préservation de l'ordre par la force » [32] .
Lo stesso fenomeno si osservò a Roma e preparò la decadenza dell'impero [33] ; ed ora ecco che di bel nuovo si ripete per la nostra borghesia, onde pare probabile che la fine non debba esser diversa di quella che altre volte fu osservata [34] .
Al presente quel fenomeno si può vedere in quasi tutti gli Stati civili, ma meglio si nota in Francia e nel Belgio, che sono paesi più innanzi nell'evoluzione radicale-socialista e che in qualche modo segnano la meta verso la quale tende l'evoluzione in generale.
Basta un'osservazione superficiale per vedere che in quei paesi la classe dominante è trascinata da una corrente sentimentale ed umanitaria simile interamente a quella che esisteva in sul finire del secolo XVIII°. La sensibilità di quella classe è diventata quasi morbosa e minaccia di togliere ogni efficacia alle leggi penali. Ogni giorno si escogitano nuove leggi per venire in soccorso ai poveri ladri, ai simpatici assassini, e dove manca nuova legge soccorre un'opportuna [430] interpretazione dell'antica. A Chateau-Tierry un giudice, oramai celebre, lascia da parte il diritto e giudica colle cieche passioni della folla [35] . La borghesia si rassegna e tace. Se qualche altro giudice vuol fare il dovere suo è mal veduto, ed è perfino schernito sul teatro. Mancando ogni repressione, i vagabondi sono diventati un vero flagello nelle campagne; nei casolari isolati, chiedono minacciando; per vendetta, impeto malvagio, od anche semplice imprudenza, incendiano i castelli dei ricchi, gli incendii dolosi sono ormai diventati frequenti. Le autorità vedono e se ne stanno inerti, perchè sanno che, se facessero rigidamente il proprio dovere, seguirebbero interpellanze alla Camera e forse cadrebbe il ministero. Più strano ancora è il vedere il contegno delle vittime, che taciono e si rassegnano come per mali ai quali non c'è rimedio. I più coraggiosi si contentano di sperare che un generale qualsiasi rinnovi l'operazione di Napoleone III e provveda a liberarli da tale peste.
I delitti perpetrati in occasione di scioperi rimangono impuniti; i giudici condannano qualche volta, ma è condanna formale, subito dopo viene la grazia imposta dagli operai o spontaneamente concessa dal governo, « per pacificare gli animi ». Gli operai hanno ereditato dei privilegi dei gentiluomini di un tempo, sono infatti al di sopra della legge. Hanno anche un loro foro speciale, cioè quello dei probiviri, i quali condannano sicuramente il « padrone » ed il « borghese », anche se avessero ogni possibile ragione. Dove c'è [431] quella parodia di giustizia, l'onesto avvocato vi consiglia di non litigare, perchè perdereste di certo. Naturalmente la democrazia socialista vuole estendere la competenza di quel foro eccezionale. Si è abolito il foro ecclesiastico ed ecco che è nato il foro operaio. La democrazia ateniese rovinava i ricchi coi processi, fu imitata dalla democrazia delle repubbliche italiane [36] , è ora imitata dalla democrazia moderna. Del resto le aristocrazie quando avevano il potere hanno fatto anche di peggio, quindi da quei fatti nulla si può concludere contro questo o quell'altro reggimento [37] , sono semplicemente [432] un segno che indica quale classe decade e quale sorge. Dove la classe A ha privilegi giuridici e si interpretano iniquamente le leggi in favore suo e contro la classe B, è manifesto che A sovrasta o sta per sovrastare a B, e viceversa.
I giudizi del giuri sono pure un segno in quel senso, e mostrano che la borghesia fa proprii i peggiori sentimenti della plebe.
Dove poi c'entra un poco di romanzo, si palesa stupidamente malvagia la sentimentalità borghese. Fra molti esempii basti ricordarne uno recente. Un galantuomo, anch'esso puerilmente sentimentale, sposa una prostituta, per « riabilitarla »; poscia la vita comune diventa impossibile, egli vuole divorziare, sua moglie l'uccide. Il giuri assolve, e sentite mo' le buone ragioni dell'accusata: « On ne regrette pas un homme qui, au déclin de la vie, n'achève pas la bonne action qu'il avait entreprise. Ce que je regrette c'est d'avoir été forcé de le tuer parce qu'il m'avait quittée. Je l'ai tué aussi parce qu'il avait demandé le divorce, parce qu'il m'a couverte d'opprobre, salissant en même temps son nom. Divorcer, moi, jamais! Il n'y avait donc qu'une solution » [38] . Si vede l'influenza del femminismo e delle declamazioni sul teatro, nel romanzo, nella stampa, in favore delle sgualdrine. L'ucciso era infetto da simili teorie, egli scriveva a sua moglie: « Je t'avais prise comme Fantine des Misérables, et j'avais foi dans ta réhabilitation ». Quel buon uomo, invece di dare retta ai Victor Hugo, ai Dumas figlio, ed ad altri lodatori della donna caduta, [433] avrebbe fatto meglio di sposare un'onesta ragazza; e certo la colpa che egli ebbe nel prestar fede a tali vuote declamazioni meritava una pena, ma quella di morte era forse alquanto eccessiva, ed ancora il modo e da chi fu inflitta offende la giustizia. Può parere, a chi non è interamente ubbriacato dalle dottrine « umanitarie », che quei buoni, sentimentali e femministi giurati avrebbero potuto dubitare alquanto della teoria secondo la quale chi « non compie una buona opera da lui principiata » merita di essere ucciso dalla persona da lui benificata.
La sorte di quell'umanitario così male ricompensato è imagine di quella che incolse l'umanitaria aristocrazia francese ai tempi della rivoluzione e che aspetta la nostra borghesia, la quale espierà certo colla spogliazione, forse col capestro e la ghigliotina, la colpa di « non avere compiuto l'opera buona », alla quale è ora tutta intenta, se non coi fatti almeno colle parole, procurando di sollevare, riabilitare, esaltare, i miseri, i degenerati, i viziosi ed i delinquenti.
… Finchè il sole
Risplenderà su le sciagure umane,
la pecora sarà mangiata dal lupo [39] ; rimane solo che chi sa e può non si faccia pecora.
Il Millerand, al banchetto del Comitato repubblicano del commercio e dell'industria, che ebbe luogo il 22 giugno 1900, principiò colle solite frasi e si disse commosso per il cenno fatto « aux efforts que j'ai tentés pour réaliser quelques progrès dans la voie de la justice sociale, où la république doit marcher toujours, sans s'arrêter jamais, et dans l'œuvre de réparation sociale, qui consiste à se pencher vers les plus malheureux et à tâcher de leur donner plus de [431] justice et de bien-être »; e poi prese colle buone quei borghesi e discorse loro di alleanza: « Notre ministère a montré la nécessité de l'alliance de la bourgeoisie et des ouvriers, et il faut s'en montrer fier ». Nessuno dei presenti ricordò l'antica favola
Nunquam est fidelis cum potente societas;
e ardi rispondere al cittadino, « camerata » e ministro: « Quando vi avremo aiutati a debellare i nazionalisti, voi farete come il leone della favola e prenderete il tutto:
Sic totam praedam sola improbitas abstulit.
« Anzi avete gia principiato. Ci chiamate alleati e ci lasciate impunemente svaligiare. Per compiere l'opera, l'amico vostro, Jaurès, da voi chiamato a far parte dell'Office du travail, propone che se la maggioranza degli operai vuole fare sciopero, la minoranza debba essere costretta dalla pubblica forza ad ubbidire, e all'industriale è vietato di fare lavorare parte degli operai scioperanti od altri operai estranei allo sciopero ». Erano li molti industriali e nessuno ebbe il coraggio di fiatare. Gente che ha cosi poco animo non merita proprio alcun riguardo, e il Millerand pensando a loro avrà potuto ricordarsi il detto di Tiberio, su di un'altra aristocrazia degenerata: O homines ad servitutem paratos.
Muove pietà il vedere come tutti i partiti lusingano e adulano il popolo. Perfino un uomo come il Galliffet dice, nella Camera francese, che egli è socialista! Tutti si prostrano ai piedi del nuovo sovrano e dinanzi a lui si fanno vili [40] .
[435]
In tale debolezza, ognora crescente, della borghesia sta, in parte, l'origine del nuovo fervore religioso che quella classe invade, e quindi anche una delle tante cause della presente crisi religiosa. Si è spesso detto che il diavolo diventando vecchio si fa monaco; sovente una cortigiana, quando crescono gli anni, si ritrae dal mal costume e diventa beghina. Non è del tutto simile il caso della nostra borghesia, poichè essa è bensì diventata beghina ma non si è ritratta punto dal mal costume.
I sentimenti umanitari e di sensibilità che ostenta sono gonfi, artificiali e falsi. Sia pure che le prostitute, i ladri, gli assassini, meritano compassione, ma l'onesta madre di famiglia, i galantuomini non ne sono pure degni? Bella e nobile cosa è il prendere parte ai dolori del povero di oggi e il procurare di allievarli, ma i dolori del povero di domani, cioè dell'uomo, che, oggi agiato, si vuole spogliare e ridurre in miseria, sono forse di una qualità differente? In realtà la borghesia presente non spinge tanto lontano lo sguardo, sfrutta il presente e lascia che venga il diluvio, la sua sensibilità si sfoga in parole e spesso nasconde turpi lucri. I deboli sono per solito anche vili, praticano il furto di destrezza non ardiscono spingersi sino alla rapina a mano armata.
Le aristocrazie che decadono sogliono dimostrare sentimenti umanitari e bontà grande, ma tale bontà, quando non è semplicemente fiacchezza, è più apparente che reale. Seneca era stoico perfetto, ma aveva grandissime ricchezze, bellissimi palazzi, infiniti schiavi. I nobili francesi che applaudivano Rousseau sapevano farsi ben pagare dai loro « fermiers », e il nuovo amore per la virtù non toglieva loro di sprecare in orgie con sgualdrine i denari estorti ai contadini che crepavano di fame. Oggi, in Francia, un possidente si fa pagare, mercè i dazi sui cereali e sul bestiame, qualche migliaio di lire dai suoi concittadini, dona cento lire o poco più a una « Università popolare », e così impingua la borsa, mette in pace la coscienza, ed ed anche spera in qualche elezione popolare. L'impietosirsi sui poveri e i miseri in mezzo al lusso stuzzica gradevolmente i sensi. Quanti [436] sono possidenti oggi e socialisti pel futuro e così mangiano a due greppie. Quel futuro è tanto lontano, chi sa quando verrà! Intanto è dolce godersi le proprie ricchezze e discorrere di uguaglianza, accattare amicizie, uffici pubblici, talvolta anche trovare buone occasioni di guadagnare, e pagare con parole e con promesse per un tempo lontano. C'è sempre da guadagnare barattando un bene certo contro cambiali sottoscritte per si lunga ed incerta scadenza.
La somma che si appropria indebitamente la classe dirigente mercè i dazi protettori, i premi per la navigazione, per lo zucchero, ed altri simili, le imprese sovvenzionate dallo Stato, i sindacati, i trusts, ecc., è enorme e paragonabile certo alle somme che in altri tempi estorsero altre classi dirigenti. Unico vantaggio per la nazione è che il metodo di tosare le pecore è stato perfezionato, onde per una stessa quantità di ricchezza estorta la quantità sprecata è minore. Il signore feudale, che spogliava i viandanti, impediva lo incremento del commercio, rubava qualche soldo è distruggeva indirettamente parecchie lire, il suo successore, che gode i dazi protettori, si appropria indebitamente maggiore quantità di ricchezza e ne distrugge indirettamente meno.
La nostra classe dirigente è insaziabile; man mano che scema il suo potere crescono le sue malversazioni; ogni giorno in Francia, in Italia, in Germania, in America, chiede nuovi inasprimenti di dazi, nuovi provvedimenti per tutelare i bottegai, nuovi incagli al commercio sotto pretesto di provvedimenti igienici, nuovi sussidi di ogni genere. In Italia, sotto il Depretis, il governo mandava i soldati a mietere i campi dei possidenti che non volevano pagare i salari chiesti dai mietitori liberi, ed ora si rinnova la bella impresa. Pare che tornino le corvate feudali. I soldati, invece di essere adoperati solo per la difesa della patria, servono ai signori possidenti per deprimere i salari come sarebbero fissati dalla libera concorrenza.
Tal modo di spogliare il povero tengono i nostri ottimi « umanitari ». Bella cosa sono i congressi contro la tubercolosi, ma miglior cosa sarebbe il non rubare il pane di bocca a chi patisce la fame, e sarebbe bene o di essere un poco meno « umanitari » o di rispettare un poco più la roba altrui.
Nessun segno indica menomamente che la classe dominante sia ora per ritrarsi dalla mala via e c'è da credere che seguirà a [437] batterla sino al giorno della catastrofe finale. Ciò già si vide, in Francia, per l'antica aristocrazia. Sino proprio alla vigilia della rivoluzione assediavano quel disgraziato Luigi XVI° e si facevano dare quattrini [41] . Oggi, in quel paese, se il socialismo dilaga, il protezionismo fa strage. In Italia, si videro, sotto il Depretis, la rapina ed il saccheggio sistematicamente ordinati. Dall'elettore all'eletto, tutti si vendevano e compravano. Il rincrudire del protezionismo nel 1887 fu mezzo per mettere all'asta e vendere al maggior offerente il diritto di imporre privati tributi sui cittadini; altri ebbero da sfruttare ferrovie, banche, acciaierie, marina mercantile. Tutta la classe dominante faceva ressa intorno al governo e ad alte grida chiedeva almeno un osso da rosicchiare. Fu allora sparso il mal seme che frutto in lacrime e sangue nel maggio del 1898 e che forse più amari frutti avrà ancora in avvenire. Alle appropriazioni indebite della classe dominante fecero riscontro le violenze della plebe, domate, non spente, da ingiusta repressione. Ingiusta dico perchè volta non a tutelare l'ordine e la [438] proprietà, ma a difendere i privilegi, perpetuare le rapine e rendere possibili fatti scandalosi, come quello del processo Notarbartolo.
Badi il lettore che ove discorriamo dello scemare la forza della classe dominante non intendiamo menomamente lo scemare della violenza; anzi accade spessissimo che appunto i deboli sono violenti. Nessuno più crudele e violente del codardo. Forza e violenza sono cose interamente diverse. Traiano era forte e non era violente, Nerone era violente e non era forte.
Se, come pare probabile, seguita a farsi più vivo tale contrasto tra / le male opere, che ognora crescono, e l'animo, il coraggio, la forza, che ognora scemano, il fine non può essere che una violente catastrofe, la quale ristabilirà l'equilibrio cotanto gravemente turbato.
Il sorgere di una nuova aristocrazia. Illusione è il credere ché di fronte alla classe dominante stia, al presente, il popolo; sta, ed è cosa ben diversa, una nuova e futura aristocrazia, che si appoggia sul popolo; e già anzi qualche lieve segno appare di contrasti tra quella nuova aristocrazia ed il rimanente del popolo, facendo prevedere che, coll'andare del tempo, si avranno fatti simili a quelli che si videro a Roma pel contrasto tra l'aristocrazia della plebs e il rimanente di essa, e nelle repubbliche italiane tra le arti maggiori e le arti minori. Queste ultime contese, in parte almeno, somigliano a quelle che si osservano in Inghilterra tra le antiche Trade-Unions e le nuove.
Dappertutto gli operai che godono di mestieri lucrosi procurano di respingere da questi il rimanente della popolazione, restringendo severamente il numero di coloro ai quali è lecito di insegnare l'arte. I vetrai, i tipografi e i lavoranti di altre arti simili costituiscono caste chiuse. Molti scioperi hanno origine dal fatto che gli operai sindacati respingono i non sindacati. Insomma si vede la materia amorfa che si scinde e si dispone in vari strati, i superiori formando appunto la nuova aristocrazia.
È notevole che, sin ora, i capi politici della nuova aristocrazia sono quasi tutti borghesi, cioè tolti dall'antica aristocrazia, la quale è bensì decaduta per carattere, ma non per intelligenza. Inoltre è pure cagione di tale fatto il male operare della nostra borghesia, per cui la parte migliore di essa viene spinta dalla parte degli avversari, qualunque sieno, onde per tal modo nuovamente cresce la debolezza della classe dominante, che si dissangua e perde i suoi uomini più [439] forti, morali ed onesti. Quando, come accade in Italia, si pone a un galantuomo il dilemma o di approvare veri e propri misfatti, come le malversazioni delle banche e le opere del processo Notarbartolo, o di andare coi socialisti, lo si spinge irresistibilmente con questi.
Pare probabile che la proporzione presente tra i capi borghesi e i capi operai della nuova aristocrazia si modificherà e che il numero degli operai crescerà, e ciò perchè la classe operaia diventa ognora più attiva, colta e forte.
Gia sino dai primi anni del secolo XIX° si poteva prevedere l'evoluzione presente. È legge certissima per gli organismi viventi e gli organismi sociali che vi è stretta relazione tra gli organi di nutrizione e la forma generale del corpo [42] . Nessuno crederà che un carnivoro ed un erbivoro abbiano da avere forme interamente simili, e neppure può credere che società guerriére e società industriali abbiano da avere gli stessi ordinamenti sociali. Le nostre società sono certamente molto più industriali e meno guerriere delle società del secolo scorso e quindi doveva modificarsi il loro ordinamento. Dove è fiorente l'industria, la classe operaia, tosto o tardi, deve acquistare gran potenza. Pongasi mente a ciò che accade nei paesi ove si fanno elezioni politiche: se una città diventa industriale è quasi sicuro che manderà deputati socialisti o almeno radicali al parlamento. In Italia, Milano, che prima era dei « consorti », e Torino, che era dei monarchici, eleggono ora socialisti, repubblicani, radicali, perchè oltremodo è cresciuta l'industria in quelle città. Firenze, ove ha avuto assai meno incremento, si mantiene più fedele alla parte moderata.
Quel movimento generale è stato tante volte notato che è inutile di troppo fermarci si sopra; ma un altro movimento, che è pure di gran momento, solo più recentemente si è potuto studiare. Voglio accennare al movimento pel quale una parte della classe operaia viene a guadagnare alti salari e quindi costituisce il primo nucleo della nuova aristocrazia.
La principale origine di quel fatto deve ricercarsi nell'aumento enorme della quantità di risparmio e di capitale. Dopo il 1870 non vi furono più grandi guerre europee, per cagioni delle quali patisse grave distruzione il risparmio, e se il suo crescere fu frenato dallo [440] sperpero compiuto dal socialismo di Stato, dalla protezione o da altre malversazioni della classe dominante, tutte queste cause non poterono per altro impedire che molto ne aumentasse la quantità. Quindi, mutando le proporzioni tra capitale e lavoro, diventa meno prezioso il. primo, più prezioso il secondo. Ovunque sia tecnicamente possibile, si sostituisce la macchina alla forza materiale dell'uomo, e ciò si può fare economicamente, perchè appunto non manca il capitale, presso i popoli civili; presso gli altri, la trasformazione, tecnicamente possibile, spesso non lo è economicamente, e l'uomo ha maggior parte nel lavoro materiale. Dove è dunque abbondanza grande di capitale, l'uomo viene respinto ai lavori pei quali a lui non può fare concorrenza la macchina, cioè ai lavori pei quali occorre senno ed intelligenza; ed inoltre vi è convenienza a fare una scelta rigorosa, e con alte paghe procurare di avere per guidare le macchine uomini di non comune forza intellettuale. Per uno sterratore bastano due buone braccia, e se c'è un Ercole che sia forte quanto due uomini ordinari, lo si potrà pagare il doppio, ma non più, poichè il suo lavoro potrebbe essere fatto egualmente bene da due altri uomini. Invece, per condurre una locomotiva, ci vuole un uomo che abbia senno ed intelligenza, e se in ciò fosse un poco deficiente, non si potrebbe rimediare col mettere due macchinisti sulla locomotiva invece di uno; due, tre o anche quattro monteurs mediocri non fanno punto un buon lavoro come un monteur capace ed intelligente. Dieci chimici ignoranti, per una fabbrica di prodotti chimici, non valgono menomamente un buon chimico. Ecco dunque una forza potentissima che opera incessantemente e divide gli operai in varie classi, assegnando vantaggi assai grandi alle. classi superiori, e che quindi è cagione principale del costituirsi di una nuova aristocrazia.
I socialisti di Stato, che vogliono sperperare il capitale, non badano a ciò e non intendono come essi diventano, senza volerlo, gli ausiliari dell'antica aristocrazia, ponendo ostacolo al sorgere della nuova, la quale si costituisce fortemente solo dove è molto abbondante il capitale. I marxisti hanno un concetto più vero del fenomeno, e, se non scientificamente, almeno istintivamente, hanno capito che la loro vittoria può avere solo luogo se è preparata dall'abbondanza del capitale, o, come dicono loro, l'evoluzione socialista deve passare per una fase « capitalista ».
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Un'altra scelta assai rigorosa, e che pure opera per costituire la nuova aristocrazia, è fatta dalle unioni operaie e dai sindacati. Tale fatto si può considerare come conseguenza del precedente, poichè quelle unioni e sindacati sono possibili e fiorenti solo dove l'abbondanza del capitale ha concesso alla grande industria di sorgere e di prosperare, sicchè all'origine si trova sempre l'abbondanza del risparmio e del capitale. Non dimentichiamo per altro che, se questa pare ed è infatti, in parte, causa del fenomeno, ne è altresi, in parte, effetto, poichè appunto lo svolgersi dell'industria e il costituirsi della nuova aristocrazia operaia contribuiscono ad accrescere la somma del risparmio e del capitale.
Paul de Rousiers ha egregiamente notato i caratteri dell'evoluzione degli operai in Inghilterra, e, se si studiano con cura, si vede che sono anche quelli del costituirsi della nuova aristocrazia. Discorrendo dei capi delle Trade-unions, egli dice: « La première des qualités qui se remarque chez eux est un esprit pratique, net et précis, le sentiment des possibilités, le bon sens ferme aboutissant à l'effort efficace » [43] . Proprio, per l'appunto, le qualità che vengono meno all'antica aristocrazia che muore. « Ceux mêmes qui croient à la nécessité d'un bouleversement profond dans la societé et que séduisent les théories socialistes les plus avancées conservent dans leur esprit l'idéal rêvé, mais s'appliquent dans le domaine des faits à obtenir des résultats de détail.... Au surplus beaucoup d'entre-eux se renferment completement dans la poursuite d'avantages qui ne supposent d'aucune façon le remaniement des institutions sociales. Discorrono da forti e non hanno i fiacchi sentimenti di umanitarismo dei nostri borghesi; dicono che non si può « améliorer la condition des faibles que si ceux-ci luttent eux-mêmes contre leur faiblesse... il faut une conscience énergique, un sentiment viril de leur responsabilité morale.... Esprit pratique, élévation morale, culture intellectuelle, telles sont les trois qualités principales qui assurent le succès des chefs des Trade-Unions » [44] . Non sono appunto queste che distinguono l'aristocrazia (intesa nel senso etimologico cioè: dei migliori) dal rimanente degli uomini?
Dopo i generali, vengono i capitani, i sotto ufficiali, i soldati, e tutti sono uomini scelti. Non vi è mai, per parlare con precisione, [442] una classe aristocratica, vi sono varie classi stratificate che costituiscono l'aristocrazia.
« Il faut descendre jusqu'au personnel ordinaire, jusqu'aux simples ouvriers, pour voir à quelles causes profondes une Union doit son succès. C'est d'abord leur régularité à payer les cotisations hebdomadaires qui produit la prospérité financière, première base matérielle indispensable. Les ouvriers qui se syndiquent, en Angleterre, contractent un engagement sérieux et l'exécutent avec ponctualité. Au bout de quelques semaines, le syndiqué en retard est rayé purement et simplement, à moins bien entendu, qu'il ne soit secouru pour chômage, accident, maladie, etc. ». E costui dove va? Cade in un nuovo proletariato, che si sta formando a lato della nuova aristocrazia, e dove andranno a finire probabilmente i figli della borghesia presente, quando si saranno lasciati spogliare dalla nuova aristocrazia. « J'insiste sur ce fait matériel de la régularité du paiement des cotisations — dice ancora il de Roussiers, — parce qu'en plus de la puissance financière qu'il assure aux Unions, il marque la valeur des hommes qui les composent. Nous aurons souvent l'occasion de le constater, le personnel unioniste est le résultat d'une sélection: The best men belong to the Union, ouvriers les meilleurs appartiennent à l'Union. Ces hommes volontairement groupés pour un but qu'ils comprennent.... sont la vraie base du succès » [45] . Come si può altrimenti descrivere il costituirsi di un'aristocrazia?
I socialisti italiani hanno detto più volte che dove si spande la loro dottrina, gli operai divengono più morali, più onesti, meno violenti, non percuotono più la moglie, altrimenti sono esclusi; essi si istruiscono invece di ubbriacarsi all'osteria. Tutto ciò è vero, eccettochè per lo più, non divengono, sono scelti tali, ed è cosa ben diversa. Non si nega che qualche uomo possa mutare costume, ma oramai tutti sanno che è l'eccezione; la regola è che, se la specie può lentamente, molto lentamente, modificarsi, l'individuo muta pochissimo. Per avere un buon matematico bisogna sceglierlo, e non si può davvero fare diventare tale un cretino qualsiasi mercè una buona educazione. Chi è capace di mutare un uomo vile in un uomo coraggioso, una femmina scostumata in una casta matrona, un uomo imprevidente in un uomo previdente?
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Con ciò non vogliamo dire che i socialisti non accrescano il numero degli operai buoni e virtuosi; accrescono quel numero perchè procurano agli operai che sono tali il modo di manifestarsi; poniamo pure, per essere molto larghi, che ne mutino radicalmente qualcuno, rimane infine un residuo di gente in cui è deficiente il carattere, l'onestà, la morale, l'intelligenza, e che costituirà il nuovo proletariato.
Persona di mia conoscenza che dirige un giornale in Francia e che è fieramente avversa ai sindacati operai, mi diceva che stava per rassegnarsi a trattare pel suo giornale col sindacato dei tipografi, « perchè i sarraceni erano gente proprio troppo indisciplinata e sulla quale non si poteva mai fare assegno ». Ecco che la stessa causa che esclude, volontariamente o no, i sarraceni dal sindacato, li esclude dal lavoro, li toglie dall'aristocrazia della loro classe e li respinge nel proletariato.
Quelle scelte prenderanno ognora maggiori proporzioni, poichè le loro cagioni, cioè l'aumento del capitale e le trasformazioni industriali, diventano sempre più potenti.
Per un altro verso, hanno giovato alla scelta della nuova aristocrazia le persecuzioni del Bismark in Germania e quelle del governo borghese in Italia. Mercè quelle persecuzioni furono eliminati molti uomini di dubbia fede, di mal fermo carattere, e tenuti indietro i politicanti. Questi, invece, s'introducono già in gran numero tra i socialisti in Francia, ove il socialismo ha parte al governo. Tosto o tardi quel male, che sempre è compagno alla vittoria, coglierà anche in altri paesi la nuova aristocrazia, ma per essa è meglio tardi e quando sarà già fortemente costituita, che presto, mentre sta nascendo ed è ancora debole.
Il sorgere della nuova aristocrazia si manifesta anche nei fatti che rammentammo a proposito della crisi religiosa. Una parte dei socialisti è andata al governo, in Francia; quella parte che è rimasta fuori a denti asciutti e principia il nuovo proletariato grida, strepita, approva mozioni contrò il Millerand e i suoi amici, che se la ridono di quel biasimo. Se la proposta più ardita del Naumann avesse da diventare realtà, di botto una nuova aristocrazia sorgerebbe, si stringerebbe intorno al suo Costantino, e prenderebbe a sciabolate e [444] a fucilate i nuovi proletari che seguitassero a torre sul serio le antiche concioni umanitarie [46] .
Nei loro congressi i socialisti espellono colla forza, a Londra anche coll'aiuto dei policemen della borghesia, gli anarchici ed altri dissidenti o eretici, e fanno bene e non possono fare altrimenti, perchè senza l'uso della forza nessun ordinamento può durare. Non ci sono che quei disgraziati di umanitari borghesi che si sognano un governo tutto latte e miele, e che pretendono che i carabinieri e i soldati si lascino a lungo lapidare e che aspettino che alcuni di loro cadano morti prima di fare uso delle armi. Si può essere sicuri che la forza pubblica della futura aristocrazia non sarà tanto paziente, perchè i concetti di chi comanderà saranno concetti di giovani vigorosi e non di vecchi ribambiti.
Poniamo mente ai paesi più innanzi nella democrazia e nel so cialismo, come ad esempio alla Francia, e vedremo tosto che il fine della battaglia tra la nuova e la vecchia aristocrazia non può essere dubbio, poichè la nuova è piena di vigore e di forze mentre l'antica è infiacchita, la nuova, balda e coraggiosa, proclama « la lotta di classe », l'antica pargoleggia lodando la « solidarietà », piegando il capo sotto i colpi che riceve e dicendo grazie, invece di restituirli.
Guardate la stampa. La nascente aristocrazia ha giornali che difendono i suoi interessi onesti e generali; per mantenerli gente che ha appena di che mangiare si toglie il pane di bocca; la borghesia non ha saputo nè voluto compiere i sacrifizii pecuniari necessari [445] per avere un giornale di quel genere. Per esempio, pochi giornali borghesi reggono il paragone coll' Avanti!. La borghesia paga bensi molti giornali, anche troppi, ma sono mantenuti per interessi nè onesti nè generali. Sono pagati per guadagnare quattrini col Panama, colle convenzioni ferroviarie, colle acciaierie, coi premi alla marina mercantile, coi dazi protettori, sono mantenuti da accollatari ladri, che spogliano il pubblico erario, da qualche vano ambizioso, che è o vuole essere senatore, deputato o anche solo consigliere comunale; infine servono ad interessi particolari e meno che onesti.
Guardate gli scioperi. Gli operai mantengono fede ai compagni, soffrono la tetra miseria, la fame, per non tornare al lavoro se tutti i loro compagni non sono riammessi, e solo quando è impossibile ogni resistenza si danno per vinti. Invece i padroni mancano solitamente di fede agli operai che hanno fatto venire per sostituire gli scioperanti, li sacrificano senza alcuno scrupolo, senza la menoma vergogna; fra infiniti esempii basti ricordare quello dei padoni stuccatori di Londra, i quali, l'anno scorso, ristabilito l'accordo coi loro operai, piantarono in asse gli operai italiani che avevano fatto venire.
Guardate ai deputati in certi paesi. Vedete in Italia deputati socialisti di cui la vita è dignitosa e onestissima, e paragonateli ai deputati politicanti che assediano i misteri per ottenere favori, e che, se ci trovassero il tornaconto, venderebbero Cristo, per trenta denari, ogni giorno.
Guardate la vigorosa disciplina della nuova aristocrazia. Se tra i suoi uomini trova un colpevole lo espelle immediatamente. Invece la borghesia crede operare saviamente chiudendo gli occhi sui più turpi misfatti dei suoi. In Italia gli uomini che spogliarono le banche, coloro che protessero gli assassini del Notarbartolo non ebbero pena alcuna; tutt'altro, stanno in alto e ad essi ognuno s'inchina.
Narra il de Rousiers a proposito dell'Unione dei lavoranti in gesso: « La rigueur des réglements s'exerce contre les retardataires. J'eu ai vu personnellement un exemple un jour que j'accompagnais le secrétaire de l'Union, Mr D., dans sa visite aux chantiers. Nous venions pénétrer dans une de ces rangées de maisons hâtivement construites par les jerry-builders, lorsque nous rencontrames un ouvrier que l'arrivée de mon compagnon parut impressionner péniblement. C'était un platrier, occupé à l'enduit d'une cloison. Eh! bien — lui [446] dit Mr. D. — ètes vous prèt à faire ce que vous m'avez promis samedi dernier? ». — « Non », répond le pauvre diable, baissant la tête d'un air triste. — Je vous avais prévenu », reprend Mr. D.; « par conséquent s'il vous arrive aujourd'hui du désagrement, vous reconnaissez que vous en êtes seul responsable que c'est votre faute à vous seul? ». — « Qui ». — Et, sans égard pour son son infortune, M. D. me dit... : « Voici un de ces pauvres êtres qui ne sont pas capables de prendre soin d'eux-mêmes (who are not able to take care of themselves) » ... Heureusement le patron survint Il tira de sa poche cinq shillings, les remit an platrier en avance sur son salaire, et celui-ci, les ayant donnés à Mr. D. en accompte sur ses cotisations en retard, put continuer son ouvrage. « Sans cela, je n'aurais pas hésité à suspendre son travail », me dit Mr. D. [47] .
Se quel segretario, quel magistrato, pagato dalla Trade-Union per fare eseguire le leggi di questa, fosse stato il giudice di Chateau-Tierry, pagato da un governo borghese per applicare la legge, non avrebbe usato quel rigore e lo avrebbe sostituito con qualche bel periodo rettorico sulla miseria di quel povero diavolo. Se i soci dell'Unione somigliassero ai nostri borghesi, invece di prestare man forte al loro segretario, parte di essi farebbero ottime disquisizioni etiche, invocherebbero la « solidarietà » con chi non paga ciò che deve, e renderebbero vani i regolamenti con discorsi sciocchi ed inconcludenti; parte farebbe anche peggio, chiederebbe al segretario di occuparsi non già degli interessi onesti e generali dell'Unione, ma di quelli poco onesti e particolari di qualcuno fra i soci dell'Unione. In tal caso il segretario, invece del discorso riferito, avrebbe detto al socio che era in ritardo pel pagamento della sua quota: « Alle prossime elezioni voterete, per Damiani che è Crispi (cosi si espresse un generale italiano); in tale caso fate il comodo vostro, se no, pagate ».
Se vi si dicesse: « Ecco due eserciti, A e B, di fronte uno all'altro. In A non vi è punto disciplina, poco coraggio, nessun vigore, nessuna fede nella propria bandiera. Quella gente non ardisce nemmeno di dire chiaro che combatte B, ma vuole fingersi in pace mentre è in guerra, fanno sottoscrizioni per provvedere armi a B, e non vogliono spendere un soldo per le proprie. Chi chiacchiera e si perde in vaniloqui, chi tira l'acqua al suo molino e cerca di agguantare [447]qualche cosa. I migliori militi di A disertano quel campo e vanno in quello di B. D'altra parte gli uomini che sono in B sanno ciò che vogliono e lo vogliono fortemente, mantengono la disciplina, hanno fede nella propria bandiera, la tengono alta, dicono ben chiaro che vogliono vincere l'esercito A, sperderlo, distruggerlo. Sono stretti in un fascio ed ognuno è pronto ad ogni qualsiasi sacrificio per i compagni e per la bandiera. Mai più si sognano di aiutare i nemici, procacciano armi per sè non per altrui. Il loro numero ognora cresce ». E se poi ci si chiedesse: « Di chi credete che sarà la vittoria? », sareste punto in dubbio nel rispondere?
La nostra borghesia spende opera e denari solo per aiutare i nemici. In numero oltremodo grande sorgono società per aiutare i viziosi, gli incapaci, i degenerati, e fra tante società i borghesi non hanno avuto l'animo di costituirne una, dico una sola, per difendere i loro diritti. Ma hanno poi diritti? Pare di no, perchè si vergognano di parlarne, e sono i possidenti che per l'appunto negano il diritto di proprietà e che regalano denari alle Università popolari, dove si insegna che devono essere spogliati di ogni cosa. Sotto un certo aspetto si può dire che effettivamente non hanno diritti poichè non li sanno difendere.
La nuova aristocrazia è ora pieghevole ed aperta a tutti, ma dopo la vittorla seguirà di essa ciò che è seguito delle altre, cioè diventerà più rigida e più chiusa. Badisi che il buddismo, che proclamava l'eguaglianza di tutti gli uomini, ha generato la teocrazia del Tibet, e che la religione di Cristo, che pareva proprio fatta per i poveri e gli umili, ha generato la teocrazia romana. Questa a sua volta fu combattuta da una nuova aristocrazia, ai tempi della Riforma, ma perchè ancora non era interamente decaduta non pati che una parziale disfatta. Il decadere dell'antica aristocrazia e il crescere delle sue prepotenze, ai tempi della Riforma, si vede chiaramente nello sorgere dei cavalieri briganti; Sickingen e Hutten sono due tipi di tale cavalleria rivoluzionaria. Come al solito la nuova aristocrazia si appoggiò sui « poveri » e sugli « umili »; come al solito costoro credettero alle promesse che loro venivano fatte, come al solito furono ingannati e pesò loro sul collo un giogo più grave di prima [48] . Similmente ancora la rivoluzione del 1789 ha dato [448] l' oligarchia giacobina ed è andata a finire col dispotismo imperiale [49] . Sempre è accaduto così e non c'è motivo di credere che il corso solito degli avvenimenti abbia ora da mutare. Trascorsero molti secoli dal giorno in cui i Carmi Sibillini promettevano agli uomini che « non ci sarebbero più poveri, nè ricchi, nè tiranni, nè servi, nè alcuno sarebbe maggiore o minore, non più re, nè duci, ogni cosa sarà comune [50] ; e ancora i miseri aspettano che quelle promesse abbiano effetto; pare probabile che le nuove larghe promesse non avranno diverso fine e che egualmente corto sarà l'attendere. Dopo la vittoria, la nuova aristocrazia farà forse qualche concessione di forma e di parola ai nuovi proletari, cioè ai deboli, agli imprevidenti, agli incapaci, ma in sostanza costoro porteranno probabilmente un giogo più pesante di quello che reggono ora. I nuovi padroni, almeno per un poco di tempo, non avranno le senili debolezze della nostra borghesia.
Il Le Bon [51] dice: « Le travailleur actuel se trouve dans une phase qu'il ne reverra plus, où il peut dicter ses lois et saigner impunément la poule aux œufs d'or ». Ciò non è vero in generale — basti citare p. es. la Russia, e l'Italia —, ma è vero per qualche popolo più innanzi nella via del socialismo di Stato. È singolare osservare come in certi luoghi ove esiste l'imposta progressiva, questa, con ripetuti tentativi, è spinta sino al limite in cui procaccia maggiore utile alla parte dominante. L'esperienza aveva insegnato ai padroni romani che tornava conto a loro di lasciare un peculio allo schiavo, poichè così questi [449] era spinto al lavoro e produceva di più pel padrone. Similmente l'esperienza ha insegnato a certi governi democratici che spogliare interamente l'appaltatore e il capitalista, è propriamente un uccidere la gallina dalle uova d'oro. A costoro lasciano dunque un certo peculio e si contentano di togliere quanto è possibile senza distoglierli dall'adoperare le loro doti intellettuali e le loro ricchezze per la produzione economica. In quel modo li sfruttano nel miglior modo possibile, come faceva il padrone dello schiavo. Non è sicuro che la nuova aristocrazia avrà tanta pazienza nel lasciarsi spogliare come la presente, onde, ristretta a quei casi l'osservazione del Le Bon colpisce nel segno.
Quest'autore ha anche un osservazione sugli eserciti permanenti che, del pari, è solo in piccola parte vera. Egli crede che gli eserciti permanenti, ove sono incorporati tutti i cittadini, finiranno col diventare una macchina di guerra socialista. « Là est le péril que les gouvernements ne voient pas encore, et sur lequel il serait, par conséquent, bien inutile d'insister ». E ancora: « L'évolution des choses a sapé les fondements de l'édifice des anciens àges. L'armée, dernière colonne de cet édifice, la seule qui pouvait le soutenir encore, se désagrège de jour en jour » [52] . Ciò può essere vero per la Francia, ma non lo è per la Germania. Nessun fatto ci concede di prevedere che l'esercito germanico sia per disgregarsi, anzi, per tutto quanto ci è noto, esso, coi suoi ufficiali tratti quasi esclusivamente dalle classi superiori, ci appare come intangibile, e pare probabilissimo che la sola via per la quale il socialismo possa conseguire vittoria in Germania sia quella accennata dal Naumann.
Non bisogna per altro, riguardo alle forme, dimenticare che poco o nulla ci concedono di prevedere le scarse nostre conoscenze scientifiche, ed appena possiamo avere una qualche idea della sostanza del fenomeno.
Il fenomeno soggettivo. La crisi religiosa non è troppo deformata nella coscienza e quindi il fenomeno soggettivo non si allontana molto dal reale, salvo forse nelle manifestazioni secondarie. Cattolici, protestanti e socialisti si sentono chi più chi meno portati dall'onda religiosa. I socialisti, è vero, insistono molto sul lato scientifico della loro religione, ma ciò fanno pure alcune sette protestanti. [450] È singolare osservare come fra queste ce ne sono che già tempo fa erano quasi giunte ad un puro razionalismo. Gesù Cristo per esse non è più un essere divino, ma il migliore degli uomini, i miracoli si spiegano colle leggi naturali. Tale movimento aveva luogo sino da quando eravamo nel periodo decrescente della fede religiosa; gli anni prossimi al 1860 appartengono a quel periodo; quando tornò il periodo ascendente, quelle sette non rifecero il cammino già percorso, ma tornarono alla religione per altra via, cioè hanno ora una religione sociale, che, benchè non se lo vogliono sentir dire, altro non è se non il socialismo. Per loro, nell'opera di Cristo scompare interamente il soprannaturale e rimane solo quella parte che mira ad esaltare i poveri e che si può dire sociale.
Pare probabile che quelle sette finiranno col perdersi, quali piccoli rivi, nel gran fiume socialista, perchè in fondo le loro dottrine non soddisfano alcun bisogno umano. Coloro, e sono molti, che desiderano il soprannaturale vanno verso le dottrine che serbano a Cristo il suo carattere divino; coloro, che non sono credenti, vanno direttamente al socialismo e non si fermano a mezza strada. Infatti già sin d'ora quelle sette sono un esercito di capitani senza soldati; non sono intese nè ben volute dal popolo.
Per molti borghesi l'onda religiosa cristiana che li trasporta appare come mezzo per combattere il socialismo. Cioè fra le molte manifestazioni del sentimento religioso, essi scelgono, o meglio credono di scegliere, quella che meno si oppone ai loro interessi. Tale causa della scelta ha avuto certo un qualche effetto, ma meno assai di quanto si potrebbe credere. Qualche volta ha esistito a priori, ma più spesso è trovata a posteriori per dare ragione del movimento religioso. In ogni modo, se fu pensamento strategico, non sorti l'effetto desiderato. Le classi governanti volevano adoperare le antiche forme religiose per tenere il popolo soggetto; ed è accaduto che il popolo ognora più da quelle forme si stacca e si volge alle nuove, principalmente alla socialista; l'azione della borghesia non è stata efficace che sulla borghesia stessa. Ponete un generale che voglia ipnotizzare i soldati nemici per vincerli più facilmente, si dà un gran da fare, non ipnotizza alcun nemico, ma invece ipnotizza i propri soldati e li fa quindi diventare facile preda degli avversari. Tale è stata propriamente, in quanto fu consapevole, l'opera della [451] borghesia non solo per le forme antiche della religione, ma anche per le nuove [53] .
Alla Société d'économie politique di Parigi, fu notato che, in Francia, l'opera degli astinenti non ha avuto che poco o nessun effetto sul popolo e solo ha operato sulle classi agiate. L'abuso seguita come prima, solo l'uso moderato e sano è alquanto scemato. Tutto quell'ascetismo delle classi elevate avrà per unico effetto di farle un poco più anemiche, un poco più vili, un poco meno capaci di difendersi. Cosa volete cavare da uomini che non mangiano carne, non bevono vino, ed abbassano modestamente gli occhi quando vedono una bella donna? Costoro possono andare a fare i monaci nella Tebaide, non gia combattere e vincere nelle battaglie della vita.
Soggettivamente, per molti borghesi, le opere socialiste tolgono forma di opere dirette ad assicurare la « pace sociale », il « bene sociale », la « giustizia sociale », ed altre simili cose « sociali ». Il socialismo è cresciuto, ha acquistato ed acquista vigore, quasi esclusivamente per opera e fatica dei borghesi. Nel vedere l'arrabattarsi di costoro per compiere cosa che non può mettere capo che a sperderli e a disfarli, torna in mente la descrizione che fa Dante di Filippo Argenti:
Lo fiorentino spirito bizzarro
In sè medesimo si volgea coi denti.
Se questi borghesi sapessero dove va a riescire l'opera loro, sarebbero eroi e martiri, ma poichè procacciano la propria rovina senza saperlo sono semplicemente stolti.
Nelle manifestazioni secondarie del sentimento religioso, gli uomini ora sogliono credere di essere mossi esclusivamente dal ragionamento scientifico, onde in tali casi rimane assai deformato soggettivamente il fenomeno reale.
Per bene intendere lo stato psicologico di quei cotali è buono di porre mente a ciò che accade nelle crisi economiche. Nel periodo ascendente, ogni ragionamento volto a dimostrare che un'impresa frutterà quattrini viene accolto favorevolmente, nel periodo discendente [452] viene assolutamente respinto. I finanzieri, che conoscono ottimamente ciò, lo esprimono dicendo che il mercato è bene o è male disposto. Un uomo che rifiuta di sottoscrivere certe azioni nel periodo discendente crede di esser guidato esclusivamente dalla ragione e non sa che egli cede senza accorgersene alle mille piccole impressioni che in un certo senso riceve dai fatti economici giornalieri. Quando poi, pel periodo ascendente, egli sottoscriverà quelle stesse azioni od altri simili, che non hanno ragionevolmente migliore speranza di prospero successo, da capo egli crederà di fare solo ciò che gli detta la ragione, e non si accorgerà che l'essere passato dalla sfiducia alla fiducia dipende da sentimenti che sono suscitati dall'ambiente in cui si trova.
Alla Borsa è ben noto che il pubblico grosso compra solo nel periodo di rialzo e vende nel periodo di ribasso; i finanzieri che per avere maggiore pratica di quei negozi usano di più la ragione, sebbene talvolta si lascino anch'essi trascinare dal sentimento, fanno l'opposto, ed è quella la sorgente principale dei loro guadagni. Quando siamo nel periodo del rialzo, i ragionamenti meno buoni fatti per indurre a credere che quel rialzo deve seguitare persuadono subito, e, se dite a qualcuno che infine quei prezzi non possono seguitare a rialzare senza fine, siete certo di non essere ascoltato. Nel periodo del ribasso, sono i ragionamenti per indurre a credere che ogni cosa va male e che i prezzi dei titoli devono precipitare, i quali persuadono. Ogni ragionamento volto a fare animo a quei paurosi è vano.
Fatti simili seguono nelle crisi morali e religiose. Un fanatico nemico dell'alcool crede in buona fede di essere guidato da ragionamenti scientifici, egli non s'avvede che, se invece di udire oggi quei medesimi ragionamenti, che a lui paiono tanto persuasivi, egli li udisse in un tempo di generale scetticismo, gli sarebbero carboni spenti e non vi darebbe menomamente retta.
Di quei fatti molte sono le cagioni: vi ha certo gran parte la imitazione, ma intervengono pure altre cagioni soggettive ed oggettive. Non è ora il luogo di studiare l'argomento; ci basta di mettere in luce quei fatti, qualunque ne sieno poi le cagioni.
Il decadere della presente aristocrazia e il sorgere della nuova appare in modo diverso assai dal reale alla coscienza ed all'intelletto degli uomini; in tale caso diverge moltissimo il fenomeno soggettivo dal fenomeno oggettivo.
[453]
Gia abbiamo notato alcune di quelle differenze. Molti « umanitari » sono interamente di buona fede, si figurano di sacrificarsi per dare vigore ai sentimenti altruisti e non si avvedono che procacciano unicamente la vittoria dell'egoismo della nuova aristocrazia. Vi è contesa tra l'egoismo di A e quello di B; perchè il favorire uno più che l'altro si dice altruismo? Ma si dice: « Se A fosse altruista darebbe qualche cosa a B ». Sicuro, ma si potrebbe invertire la proposizione; oltrechè, se B fosse pure altruista, rifiuterebbe il sacrifizio di A. Molti igienisti sono pienamente convinti delle loro teorie e credono solo intendere al bene dell'umano genere. Molti « etici » sono persuasi di operare in pro' di qualche morale astrazione e non hanno il menomo sospetto di tradire la loro classe e di favorire la vittoria di una nuova aristocrazia, che, dopo di avere conseguito la vittoria, non sarà migliore moralmente della presente.
Il contrasto tra il fenomeno soggettivo e quello oggettivo si vede bene in Francia a proposito dell'affare Dreyfus. Chi fa solo la storia del fenomeno soggettivo, cioè delle idee come sono solitamente espresse, narrerà come un innocente essendo stato illegalmente condannato, si accese aspra battaglia per la giustizia offesa dai pregiudizi antisemiti e « nazionalisti ». Ma chi crede che altro non ci sia sotto quelle parole e che il fenomeno oggettivo poco o nulla differiva da quello che ora si descrisse, può ben credere anche che le battaglie che insanguinarono l'Impero Bizantino a proposito dell' ὁμοούσιος e dell' ὁμοιούσιος avessero per sola ed unica cagione una sottigliezza teologica e non nascondessero alcuna rivalità politica.
La verità è ben diversa. L'affare Dreyfus è un semplice episodio della contesa tra la presente e la futura aristocrazia. Parte, non grande invero, della presente aristocrazia aveva tentato, specialmente negli anni che vanno dal 1850 al 1870, di affidarsi alla libertà, alla ragione, al buon senso. Ora si è ricreduta ed ha capito che gli uomini sono governati dal sentimento, non dalla ragione; unica scelta possibile è dunque quella del genere di sentimenti o meglio del genere di religione. Quella minor parte della borghesia si è quindi avvicinata nuovamente alla maggiore parte, che, sempre, sapendolo o non sapendolo, aveva avuto concetti simili.
Cosa opporre all'invadente religione socialista? La classe elevata in Francia, non aveva molto da scegliere. Cercò di dare nuovo [454] vigore alle antiche forme religiose, specialmente alla cattolica, procurò di volgere a suo prò certi odi socialisti, e da ciò nacque l'antisemitismo, infine ebbe anch'essa una nuova religione nel « nazionalismo ». Quest'ultima aveva il sommo vantaggio di potere sedurre l'esercito. Si badi bene che non dico menomamente che tale piano fosse premeditato ed eseguito poi con deliberato volere: invece i fatti dimostrano che la maggior parte di coloro che seguono tale piano lo fanno costretti dalle circostanze in cui si trovano e senza esserne consapevoli. Forse qualche capo, più avveduto e furbo, vede dove va a parare la mossa, ma ha somma cura di non accennarlo per non togliere vigore alla cieca fede dei suoi compagni.
Quando segui l'affare Dreyfus, i nazionalisti intesero subito l'utile che ne potevano trarre; era un'ottima congiuntura per farsi amico l'esercito e quindi usare della forza. Napoleone I, a Sant'Elena, dopo di essersi fatto leggere il Britannico del Racine, osservava con molto senno « que c'était toujours en blessant l'amour propre des princes qu'on influait le plus sur leurs déterminations ». I « nazionalisti », facendo proprie le offese dell'amor proprio dei capi dell'esercito, si appigliavano dunque ad un buon mezzo. In sostanza il loro piano non era cattivo, e, se non sopravveniva la morte di Félix Faure, avrebbe forse avuto prospero successso.
Il fenomeno oggettivo è quindi semplicemente quello della battaglia tra le due rammentate aristocrazie, ed invero è finito o quasi l'affare Dreyfus, ma non queta menomamente tale contesa. Oggi, mentre scriviamo, i socialisti stanno vincendo mercè l'opera del ministero Waldeck-Rousseau, ma non si può sapere ciò che accadrà domani. Tutte le peripezie della battaglia sono assolutamente imprevedibili. Il Waldeck-Rousseau compie, riguardo alla classe sociale alla quale appartiene, la stessa parte precisa che compi gia altre volte il Lafayette riguardo alla propria. Simili alleati inconsapevoli sono oltremodo preziosi per le nuove aristocrazie che vogliono abbattere le antiche.
Il 15 giugno 1900 ci fu alla Camera francese un'interpellanza su certi fatti seguiti in occasione dello sciopero di Chalon-sur-Saône. Il ministero, che aveva fatto reprimere, un poco tardi invero, certe violenze, accettò un ordine del giorno che in parte era volto contro gli agenti della forza pubblica e che diceva: «La Chambre, comptant[455] sur le gouvernement pour poursuivre, toutes les responsabilités qui seront établies par l'enquête judiciaire, passe à l'ordre du jour ».
Tale ordine del giorno fu approvato insieme ad un'aggiunta del deputato Massabuau, che diceva: « La Chambre ... et réprouvant les doctrines collectivistes par lesquelles on abuse les travailleurs, passe à l'ordre du jour ». Seguì che parecchi deputati conservatori votarono contro il ministero, quindi in apparenza contro il mantenimento dell'ordine, e parecchi deputati socialisti-collettivisti votarono in favore del ministero, quindi, in apparenza, contro il collettivismo. In sostanza avevano perfettamente ragione questi e quelli, il ministero Waldeck-Rousseau adoperandosi con grande efficacia per procacciare la prossima vittoria dei socialisti. Sono da notarsi le astensioni dei capi di grandi industrie: A. Reille, de Solage, Schneider. Ciò conferma quanto abbiamo detto sulla mancanza di coraggio della presente aristocrazia. Costoro saranno le prime vittime del socialismo e già patiscono gravi offese, ma non ardiscono di parlare chiaro per timore di perdere i favori del governo, coi quali si rifanno, da un'altra parte, delle perdite che sino ad ora furono loro procurate dai socialisti. Se in Italia vi fosse un governo che menomamente pencolasse verso il socialismo, si vedrebbero votare in suo favore coloro che godono i premi della navigazione, i dazi protettori, ecc., e che oggi si dimostrano fierissimi avversari dei socialisti. Quei valentuomini sono come il girasole ed ognora si volgono dalla parte ove sperano di guadagnare.
La divergenza del fenomeno soggettivo dal fenomeno oggettivo produce molte illusioni. Così molti si figurano di potere efficacemente combattere il socialismo combattendo le teorie del Marx, come altri potè credere di combattere efficacemente il cristianesimo notando gli errori scientifici della Bibbia. Oramai pochi sono, fra gli uomini colti, coloro che non riconoscono quegli errori; ebbene quale danno ne ha avuto la religione cristiana? Nessuno; è più fiorente di prima. La teoria del valore del Marx non regge; dopo aver tentate varie e sottili interpretazioni, vediamo ora alcuni fra i più colti marxisti che giungono sino a dire che il Marx non ha mai voluto fare una teoria del valore. Tutto ciò poco o niente ha nociuto alla fede socialista. Non è il libro del Marx che ha creato i socialisti, sono i socialisti che hanno dato fama al libro del Marx. Non sono le opere del [456] Voltaire che sono state cagione della incredulità degli uomini in sul finire del secolo XVIII°; è stata quell'incredulità che è stata cagione di acquistare credito agli scritti del Voltaire. Ciò si deve intendere solo come descrizione della parte principale del fenomeno, poichè conviene aggiungere che qualche cosa vale pure la forma, e il Voltaire e gli enciclopedisti, col dare eletta forma ai sentimenti che esistevano nell'alta classe francese, contribuirono a dare nuovo vigore a quel sentimento. Simile osservazione devesi fare pel Marx.
Al presente l'infiacchimento delle classi elevate è certo principale cagione della corrente umanitaria e forse anche di quella religiosa; ma a loro volta i sentimenti umanitari operano e divengono cagione di maggiore fiacchezza e snervamento. Invece l'opera dei socialisti rivoluzionari è acconcia per fare tornare un poco di vigore in quegli esausti corpi. Per la borghesia francese, un ministero di Jules Guesde sarebbe molto meno pericoloso che un ministero Waldeck-Rousseau. In Germania, il socialismo cristiano è ottimo noviziato pel socialismo popolare. In generale la presente aristocrazia non ha peggiori nemici, la futura aristocrazia non ha migliori amici, di tutta quella caterva di umanitari, di sentimentali e di etici.
Rimane sempre un elemento incognito delle future modificazioni sociali, e sono i mutamenti che potrebbero produrre lunghe guerre tra i popoli civili. Queste avrebbero probabilmente per effetto di cacciare sotto una dittatura militare qualche popolo europeo. Ma quali sarebbero le relazioni di quelle dittature e della nuova aristocrazia ignoriamo. Coloro che giudicano prendendo le mosse solo dal fenomeno soggettivo avranno per fermo che la dittatura militare può solo giovare alla presente aristocrazia, ma chi principalmente intende al fenomeno oggettivo non accoglierà tale ipotesi senza molti dubbi.
Di tutto ciò è ben difficile discorrere oggi con sicuro fondamento. Ci basti scorgere, anche solo fra le nebbie, il grandioso fenomeno del decadere di un' aristocrazia e del sorgere di un'altra, il quale, poco o niente avvertito nella sua forma oggettiva, si svolge sotto i nostri occhi, e tratteniamoci da inutili tentativi per squarciare il velo che ancora in parte ricopre l'avvenire.
VILFREDO PARETO
prof. di economia politica nell' Università di Losanna.
[1] Non occorre neppure che sia moderno, basta che vi abbiano parte credenze moderne. Così il BOISSIER, discorrendo della conversione di Costantino osa scrivere: « Ainsi cette première partie du récit d'Eusèbe est fort vraissemblable..... Quant à l'autre, c'est-à-dire à l'apparition et au songe, je n'en veux rien dire; ces incidents miraculeux échappent à la critique, et ils ne sont pas du domaine propre de l'histoire. Chacun peut croire à son gré, ou que les faits rapportés par Eusèbe sont vrais, et nous avons affaire alors à de véritables miracles... » (La fin du paganisme, I, pag. 39). Bella, davvero! Dunque, quando un autore narra fiabe o miracoli, lo storico deve rispettosamente tacere, perchè « tali incidenti sfuggono alla critica e non sono del dominio proprio della storia »!
Ma se non dobbiamo porre in dubbio l'apparizione miracolosa che vide Costantino, perchè sarà lecito di dubitare che quando, a Salamina, indietreggiavano le navi greche, apparve un fantasma femminile e grido: « ὦ δαιμόνιοι, μέχρι κόσου ἔτι πρύμνην ἀνακρούεσθε;· » — « Miseri! sino a quando farete andare indietro le navi? ». Per me non ho motivi di prestar fede più ad Eusebio che ad Erodoto; anzi quella critica che il Boissier pretende che qui non abbia luogo, mi fa crelere che in generale il primo le sballa grosse assai più del secondo.
[2] Per la letteratura furono egregiamente notate dal prof. G. RENARD, La méthode scientifique de l'histoire littéraire, Paris, 1900.
[3] FRIEDLAENDER, Civilisation et mœurs romaines, trad. frans. de Vogel, IV, pag. 167: « De même que le flux des tendances antichrétiennes du siècle dernier baissa rapidement, après avoir atteint son maximum d'élévation, et fut suivi d'un puissant reflux, qui entraîna, irrésistiblement aussi, une grande partie de la société instruite, de même nous voyons dans le monde gréco-romain, après les tendances qui avaient prédominé dans la littérature du premier siècle, une forte réaction vers la foi positive prendre le dessus et s'emparer, là aussi, des mêmes cercles, ainsi que la foi dégénérer, sous des rapports multiples, en superstition grossière, soif des miracles, piétisme et mysticisme ».
[4] Anche il DURUY, Hist. des rom. V, pag. 702: « Quand on écrit l'histoire du christianisme, ou ne voit que lui et l'on ne fait pas attention au grand travail de rénovation qui s'opérait au sein de la société païenne ».
[5] L'homme américain, I.
[6] La magie et l'astrologie, pag. 153.
[7] Loc. cit., pag. 158.
[8] Lettres persanes, CXXXIV.
[9] FLEGREA, 20 Aprile 1900: Il secolo ventesimo secondo un individualista.
[10] Journal des Economistes, Maggio 1900.
[11] Nel 1759 il d'ARGENSON Scriveva: « Il nous souffle un vent philosophique de gouvernement libre et anti-monarchique; cela passe dans les esprits, et il peut se faire que ce gouvernement soit déjà dans les tètes pour l'exécuter à la première occasion. Peut-être la révolution se ferait avec moins de contestations qu'on ne pense; cela se ferait par acclamation ».
[12] Discorrendo degli Irlandesi, che toglie come paragone per lo stato degli antichi Romani, il NIEBUHR dice, ed è vero per tutti i luoghi e per tutti i tempi: « le sofferenze e la disperazione dei poveri sono arma potentissima pei loro capi, di cui le querimonie sarebbero indifferenti ai primi, se la legge non li unisse in un corpo comune ».
[13] IL DEHERME scrive schiettamente nel suo giornale Coopération des idées: « Il faut que nous prenions la folie de la solidarité, comme les martyrs eurent la folie du Christ ». Le scioperanti di Molinella hanno buttato via i ritratti dei santi e delle madonne e li hanno sostituiti con quelli del Marx e di Prampolini.
[14] Scelgo, a caso, qualche esempio: « Alcool! alcool! on ne te fait pas assez la guerre, la guerre acharnée, la guerre à mort. On te déteste, on te redoute on le dit du moins, mais on hésite quand il s'agit de te supprimer. Et pourtant tu commences par salir les âmes les plus blanches, tu dépraves les cervaux les plus sains, tu englues ceux qui t'approchent et qui te courtisent (corteggiare l'alcool, bella imagine poetica), puis tu les dévores. Une grosse portion de notre peuple se traîne, râle, et finit par se laisser tomber, carcasse démolie, devant le dernier verre de poison, et elle crève, pourrie jusqu'aux moēles » (Le bien social). Gli ultimi termini sono forse un poco bassi per un componimento poetico cotanto elevato.
« L'alcool étant la cause des neuf dixièmes des malheurs de l'humanité (chi sa come avrà potuto fare tale statistica), des trois quarts des crimes (statistica dei delitti stupenda per precisione), l'alcool créant un nombre incalculable de misérables par indigence, abrutissement, maladies, par sénilité précoce, l'alcool étant le mal, le fléau par excellence, la cause de la ruine des familles, de l'étiolement des enfants, le calvaire des femmes, l'alcool étant le grand maudit, il semblerait qui tout le monde devrait se lever pour le combattre (Non pare un credente che discorre dell'eresia?). Il n'en est rien, et combien n'existe-t-il pas de médecins ennemis de ce poison, et le propageant cependant inconsciemment, bétement (bête, bétement, termini che la gente educata usa poco in francese: si vede che il bere solo acqua non basta per acquistare l'urbanità del linguaggio), par la prescription des vins pharmaceutiques » (Le bien social). Questa splendida invettiva ha semplicemente per scopo di biasimare l'uso del vino di china-china..... nascetur ridiculus mus.
Una società, di cui del resto fanno parte scienziati degni d'ogni rispetto, pubblica una circolare ove è detto: « l'alcool est tout particulièrement un poison du cerveau.... De faibles doses ralentissent nos opérations intellectuelles de manière indiscutable; ainsi qu'il resssort des travaux de Kræplin, Smith, Fürer, etc. ». Infatti il Bismark che beveva molta birra, aveva operazioni intellettuali lentissime, capiva niente; del pari Napoleone I, Cromwell, Cesare, Socrate, Virgilio, Orazio, etc. erano mezzi scemi. Tali, del resto, dovevano essere quasi tutti gli uomini che stimiamo grandi, poichè pochini invero, per quanto si sa, bevevano solo acqua. Ma che mostri d'ingegno devono essere coloro che si astengono interamente dalle bevande alcooliche! Se coloro che bevono vino ancora non se ne avvedono è forse solo per il lento procedere delle loro operazioni intellettuali.
Abbiamo voluto recare quegli esempi, che facilmente si potrebbero moltiplicare, per mostrare che non è solo l'abuso che si vuole combattere, nella quale cosa tutti saremmo d'accordo, ma anche l'uso modestissimo; ed è in ciò che si scorge il sentimento religioso e settario.
[15] Il RENAN, Marc-Aurèle, pag. 577, discorrendo del culto di Mithra, che era uno dei tanti concorrenti del cristianesimo, dice: «Ses chapelles ressemblaient fort à de petites églises. Il créait un lien de fraternité entre les initiés. Nous l'avons dit vingt fois, c'était là le grand besoin du temps. On voulait des congrégations où l'on put s'aimer, se soutenir, s'observer les uns les autres, des confréries offrant un champs clos (car l'homme n'est pas parfait) à toute sorte de petites poursuites vaniteuses, au développement inoffensif d'enfantines ambitions de synagogues ». Proprio come ora. Il segretario di una società che sotto il pretesto dell' igiene predica qualche principio stolto si crede un grande uomo. Ci sono pastori e parroci che si lamentano perchè i loro fedeli desertano tempio o chiesa per andare alle adunanze di società di astinenti, di etici, ecc.
[16] RENAN, Marc-Aurèle, pag. 244: « La prétendue chasteté des encratites n'était souvent qu'une inconsciente duperie »; pag. 245: « Bien autrement scabreux et irritant est le roman des saints Nérée et Achillée; on ne fut jamais plus voluptueusement chaste; on ne traita jamais du mariage avec une plus naïve impudeur »; pag. 246: « Les gens qui craignent les femmes sont, en général, ceux qui les aiment le plus. Que de fois on peut dire avec justesse à l'ascète: Fallit te incautum pietas tuo ».
[17] Tali sciocchezze si osservano presso tutti i popoli. Gran diletto provano certi uomini nel cruciare se stessi ed altrui. Leggasi ciò che scrive il BUCKLE del clero presbiteriano scozzese, che del resto era democratico come i nostri moderni asceti. « Secondo il loro codice tutti gli affetti naturali, tutti i piaceri della società, tutti i divertimenti, tutti gli istinti lieti del cuore umano erano tanti peccati..... È sconveniente di avere il menomo pensiero per la bellezza, o per dire meglio, non c'è vera bellezza. Cosa c'è nel mondo che meriti di essere guardato? Nulla se non la chiesa scozzese, l'oggetto più bello ed incomparabile che sia nel mondo (Oggi alla chiesa scozzese si è semplicemente sostituito la solidarietà)........ Andare da una città ad un'altra la domenica era peccato. Visitare un amico la domenica, annaffiare l'orto, farsi radere, era peccato (Oggi interviene anche la legge: in un piccolo comune fu fatto un processo a un cittadino che, pel proprio consumo, era andato ad attingere acqua nelle ore del culto)... Essere povero, sporco, affamato... sospirare e lamentarsi ognora... in poche parole essere costantemente affitto... era segno di santità; il contrario, di empietà ».
E già, prima, i monaci avevano spinto sino agli ultimi confini tale genere di pazzia. Come ben dice il GIBBON: « Piacere e delitto erano sinonimi in linguaggio monastico », e lo sono pure pei nostri moderni asceti.
[18] Tra moltissimi casi, basti ricordare il seguente, accaduto mentre si stampava il presente articolo.
L'Avanti del 18 luglio 1900 riferisce la deliberazione di una sezione del partito socialista: « La locale sezione del partito socialista, nella sua adunanza del1'Il corr., espelleva con voto unanime dal proprio seno i due fratelli B..... Il primo per avere.... inviato due cartelli di sfida... e per avere insistito nel credersi in diritto come socialista di risolvere cavallerescamente vertenze personali. Il secondo... per essersi dichiarato completamente solidale con suo fratello.... e per avere confessato ad alcuni compagni la sua propensione incondizionata verso il duello ». Il giornale citato, dice, con buon senso: « Espellere il fratello perchè fece causa comune col fratello e perchè « mostrò propensione pel duello », tutto ciò ci pare che implichi un erroneo concetto di quello che è un partito..... Se no oggi voi iscrivete nel catechismo del partito che il socialista non si deve battere in duello domani altri vorrà che si stabilisca che il socialista deve essere astemio, posdomani che il socialista non deve sposare in chiesa, e così via via tutti i campi della vita individuale sarebbero invasi dalla legislazione di partito. A questo modo, crediamo noi, i partiti si trasformano in sette o in ordini chiesastici ».
Ma i settari non disarmano. L'evoluzione segue il suo corso. L'Avanti del 30 luglio riferisce che la sezione di Pisa deliberava l'espulsione di tre « compagni », rei di avere pubblicamente protestato contro la deliberazione surriferita di quell'altra sezione. Tra quei « compagni » c'era il corrispondente dell'Avanti; a lui non valsero le opere compiute in pro' del partito, fu scomunicato come un volgare borghese. Un giorno avremo forse la Santa inquisizione della fede socialista.
[19] Quale italiano, per esempio, non sarebbe stupito, se gli si dicesse che una giovinetta venuta di oltre l'Atlantico, onestissima, coltissima e di un'elevata classe sociale, prese a ragionare in un pubblico convegno della fecondazione artificiale della donna, dicendo che, da un lato, era cosa moralissima perchè toglieva all'amore la parte materiale del piacere dei sensi, e dall'altra utilissima perchè avrebbe dato modo di migliorare grandemente la razza umana. Eppure il fatto è certo.
Un libro assai lodato da certi asceti e moralisti, cioè L'École de la pureté, e che si dice dovere esser letto dalle ragazze, mira certo ad un ottimo fine, ma ne ragiona in modo veramente singolare e che sarà difficile di scusare se non dicendo ché il fine giustifica i mezzi.
[20] Per la forma socialista e per la Francia, il fenomeno è stato egregiamente descritto nell'Avanti del 12 marzo 1900. « L'arte francese che aveva combattuto una bella battaglia per la democrazia e per la libertà durante l'agitazione dreyfusiana, non ha disertato il campo e continua e dare aiuto alle estreme manifestazioni del pensiero redicale contemporaneo. Anatole France e Octave Mirbeau, Maurice Bouchor e Laurent Taillade, Paul Adam e Camille Mauclair, associano volentieri i loro nomi a quelli dei più scapigliati agitatori rivoluzionari, socialisti ed anarchici..... Anche quel Barrès et quel Lemaitre, che nella campagna dreyfusiana stettero a fianco della menzogna gallonata, spasimano di simpatia per la rivendicazioni operaie. La nota dominante della letteratura francese contemporanea è un antiborghesismo accentuato ». (Sono io che sottolineo; è verissimo. Noti il lettore che sono i borghesi i quali comprano quei libri anti-borghesi e che quindi ne provocano la stampa. Più lungi avremo ricorso a tale osservazione). « L'arte francese non pure si getta risolutamente nella lotta sociale, ma assume deliberatamente le difese degli umili e dei poveri. La morale tradizionale, religiosa e politica è presa duramente a parte; tutte le audacie e le irrequietezze della crisi incipiente trovano sbocco ed eco nei più acclamati scrittori. Nella letteratura francese più giovanile e recente si ritrova un alito della inconsapevole missione adempiuta dagli scrittori francesi del XVIII secolo: agitare idee pericolose all'ordine esistentente con la seduzione del colorito artistico... La infernale ridda di idee e di figure rappresentate dal Mirbeau dà l'istantanea impressione della necessità della catastrofe. Questa mondo non è capace di emenda! ».
«…. Paul Adam...., è anche lui anarchico e propaganda la necessità di una rivoluzione riparatrice..... Nella sua infinita bontà per tutti gli oppressi; a fianco della compassione tenera e soave per tutte le abbiezioni in cui la miseria precipita la donna sola e bisognosa; egli non ha che un solo scatto di sprezzo e di odio e lo rivolge contro il miserabile che accetta la sua sorte e stende la mano al ricco per altra cosa che per freddarlo ». (E intanto che sia « freddato », il borghese ricco od agiato compra i libri dell'Adam ed è così la vera cagione per cui si stampano, e cosi pure, in parte, si fa complice di scellerati delitti). « Ma quando si abbandoni il campo vero e proprio della letteratura ribelle non meno apparisce la tendenza anti-borghese e novatrice della giovane letteratura. Chi ha risoluto i rapporti famigliari con più feroce ironia di Marcel Prévost?... E tutta questa letteratura è poi investita di un violento spirito di disprezzo per tutto quanto è tradizionale, è vecchio, è stabilito su di una autorità, si appoggia ad un codice, riceve sanzioni dal gendarme e dal magistrato ». Qui l'autore vede solo un lato del quesito. Se si leggono gli autori che, come il Brunetière, vogliono tornare ad antiche forme religiose si trova uguale disprezzo ma per oggetti diversi. Lo stesso dicasi pei « nazionalisti », per gli antisemiti, ecc. Tutti costor ringhiano e si accapigliano come sogliono ringhiare ed accapigliarsi i settari, in tutti i tempi e in tutti i paesi.
L'autore aggiunge, e dice ottimamente: « Questa letteratura si spiega poi con la condizione che Parigi fa al letterato. Poichè... il libro è un'impresa commerciale come tutte le altre... In Italia la professione di scrittore non esiste; in Francia sì ». Ma egli non dice, ed è pure osservazione di gran momento, che i consumatori principali ai quali si rivolge quell'impresa sono appunto i borghesi vilipesi nei libri che essa pubblica.
[21] Sur l'origine du monde, p. 21.
[22] Il sofisma dell'autore sta in ciò: è verissimo che tutte le nostre teorie sono ipotetiche e che nulla conosciamo di assoluto. Verissimo dunque che la teoria del Newton è un'ipotesi come quella del Ptolemeo o come quella della teogonia del'Esiodo; ma da ciò non segue che tra le varie ipotesi non ce ne sieno che sono scientificamente preferibili ad altre. « Un membre ayant demandé s'il est indifférent au point de vue de la science moderne de dire que tel astre tourne autour de tel autre ou inversement, l'auteur de la comunication précédente répond que tant que l'on ne s'occupe que des phenomènes, de leur description systématique ou de leur explication cinématique, la chose est, en effet, indifférente». Sicuro, se un uomo cammina lungo una strada, si può, sotto l'aspetto cinematico, supporre: 1° che le case lungo la strada stieno ferme e l'uomo si muova; 2° che invece l'uomo stia fermo e le case si muovano. Questa seconda ipotesi è talvolta accolta da chi è ebbro, ma finora non si è sentito dire che un uomo compos sui la facesse propria. Sicuro, se una locomotiva scorre lungo la guida di una ferrovia, si uò, sotto l'aspetto cinematico, supporre: 1° che la locomotiva si muova e le guide stieno ferme; 2° che invece la locomotiva stia ferma e le guide si muovano. Ma è un canzonarci, il volerci insinuare che una teoria del moto delle locomotive sarà fatta egualmente bene seguendo questa o quella ipotesi.
L'autore non si è curato di spiegarci come il Le Verrier, se avesse seguito l'ipotesi del Ptolomeo, avrebbe fatto per scuoprire il pianeta Nettuno.
[23] Divin. instit. VII, 19.
[24] Loc. cit, 24.
[25] È noto come assai prima del tempo di Costantino ci furono cristiani i quali si struggevano d'amore per l'impero. RENAN, Marc Aurèle, pag. 282-283: « Nous avons déjà vu Méliton faire à l'empire les plus singulières avances, pour le cas où il voudrait devenir le protecteur de la vérité. Dans l'Apologie ces avances sont encore plus accentuées ». Il Méliton è degno precursore del Naumann; dice a Marco-Aurelio che il momento in cui ebbe origine la religione dei cristiani fu felice per l'impero. Da quel punto infatti nacque la immensa potenza romana di cui Marco Aurelio e suo figlio sono i degni eredi. Piu lungi il Renan, idem, pag. 384: « La déférence extrème, presque l'obséquiosité envers l'empire est le caractère d'Athénagore, comme de tous les apologistes ». E pag. 618: « La haine entre le christianisme et l'empire était la haine de gens qui doivent s'aimer un jour. Sous les Sévères, le langage de l'église reste ce qu'il fut sous les Antonins, plaintif et tendre ». Proprio ciò che si principia a vedere ora in Germania.
[26] In Germania si potrebbe citare il Lassalle, che ammirava il Bismark, o il Miquel, che un tempo socialista ora è devoto all'impero. Ma l'ultimo esempio non torna, perchè il Miquel abbandonò semplicemente l'antica credenza e può essere benissimo un convertito in buona fede.
[27] Anth. Planud., II :
« Εἰρήνη πάντεσσιν », ἐπίσκοπος εἶπεν ἐπελθών.
Πῶς δύναται πᾶσιν, ἣν μόνος ἔνδον ἔΧει;
[28] Anzi è cosa già fatta. Un Tizio, desideroso di fare suo pro' dei quattrini altrui, mercè una di quelle operazioni dette Boules de neige, pubblicò la seguente circolare, riferita dal Siècle del 20 luglio 1900: « Nul n'a droit au surplus, tant que chacun n'a pas le nécessaire. Ce sont ces grands principes qui nous ont conduit à créer pour la classe laborieuse, victime de l'inégalité humaine, une combinaison spéciale par laquelle nous donnons le moyen de se procurer pour rien et sans débourser un centime tout ce qui constitue le bien-être de l'homme, de la femme et de l'enfant. Nous sommes et serons toujours l'ami des pauvres et rien de plus. Nous recommandons notre combinaison spéciale aux ouvriers... en un mot à tous les travailleurs, qui en comprendront le but humanitaire, et, grâce à cette ingénieuse application de l'idée féconde de la mutualité, voilà tout ce qui constitue le bien-être, et qui n'était jusqu'alors accessible qu'à la classe priviligiée, démocratisé, etc. ».
Mi è andata smarrita fra le carte una lettera circolare, stampata da un sarto, il quale prega che si comprino da lui gli abiti « au nom de la solidarité qui doit unir les travailleurs, exploités par le capitaliste, et l'honnête marchand, victime des juifs et des grands magasins ».
[29] DURUY, Hist. des rom. IV, pag. 522, narrando la viltà dei cospiratori aristocratici. sotto Nerone, aggiunge: « Voilà le grand courage de ces fiers républicains! Devant la torture, avant la moindre épreuve, ils perdent toute dignité, et pour sauver leur vie, ils jettent au bourreau leurs amis, leurs proches. Lucain n'est-il pas pas parricide aussi bien que Néron, lui qui accuse sa mère innocente? Que de lâcheté le despotisme et la corruption avaient fait descendre dans les âmes en apparence les mieux trempées. Jamais le niveau moral du monde n'avait été aussi bas ».
Queste ultime osservazioni sono semplici declamazioni da rettori. Se l'aristocrazia era vile, nel popolo si manifestava il coraggio. Il DURUY stesso lo accenna: « Une femme, une courtisane, fit honte à ces indignes romains..... Des soldats montrèrent aussi quelques reste des vieilles vertus ».
Ecco da una parte Pisone che si fa tagliare le vene e nel suo testamento adula Nerone: Testamentum foedis adversus Neronem adulationibus amori uxoris dedit. (TACIT., Ann., XV, 59); dall'altra ecco un semplice centurione, Subrio, che ha il coraggio di rinfacciare a Nerone i delitti di cui questi era colpevole: « odisse coepi, postquam parricida matris et uxoris, auriga et histrio et incendiarius exstitisti ». (Idem, 67). Or chi non vede in questo contrasto un'aristocrazia che muore ed un'altra nuova che nasce?
Il TAINE (L'anc. reg., pag. 219): « L'éducation toute puissante a réprimé, adouci, exténué l'instinct lui-même. Devant la mort présente, ils (i gentiluomini francesi) n'ont pas le soubresaut de sang et de colère, le redressement universel et subit de toute les puissances, l'accès meurtrier, le besoin irresistible et aveugle de frapper qui les frappe. Jamais on ne verra un gentilhomme arrêté chez lui casser la tête du Jacobin qui l'arrête (In nota: Exemple de ce qu'aurait pu faire la résistance armée de chacun chez soi et pour soi. Un gentilhomme de Marseille, retiré dans sa bastide et proscrit, se munit d'un fusil, d'une paire de pistolets et d'un sabre, ne sortit plus sans cet attirail, et déclara qu'on ne l'aurait point vivant. Personne n'osa exécuter le mandat d'arrêt). Ils se laisseront prendre, ils iront docilement en prison; faire du tapage serait une marqué de mauvais goût, et, avant tout, il s'agit pour eux de rester ce qu'ils sont, gens de bonne compagnie..... Devant les juges, sur la charrette, ils garderont leur dignité et leur sourrire; les femmes surtout iront à l'échafaud avec l'aisance et la sérénité qu'elles portaient dans une soirée ».
Il Taine si avvicina più del Duruy alla verità, ma non dà interamente nel segno. Non era solo l'educazione che toglieva a costoro il coraggio, attivo, era un complesso di circostanze, tra le quali le loro sciocchezze sentimentali. Così i borghesi presenti, che nei discorsi e negli scritti adulano i nemici e leccano gli stivali « des petits et des humbles » sono maturi nel capestro e si lascieranno derubare ed uccidere senza opporre resistenza.
[30] Nec omisit Silanus obniti et intendere ictus, quantum manibus nudis valebat, donec a centurione vulneribus adversis, tamquam in pugna, caderet (TACIT., Ann., XVI, 9).
[31] La conq. Jacob., pag. 240.
[32] Ibidem, pag. 242.
[33] RENAN, L'église chrét., pag. 296: « 'Tout le monde s'améliorait..... le soulagement de ceux qui souffrent devenait le souci universel.... À la cruelle aristocratie romaine se substituait une aristocratie provinciale de gens honnêtes voulant le bien. La force et la hauteur du monde antique se perdaient (verissimo, e perduta la forza, che ragione di dominio rimane?); on devenait bon, doux, patient, humain (in una parola: deboli; ma allora conviene andarsene e dare luogo ai forti). Comme il arrive toujours, les idées socialistes profittaient de cette largeur d'idées et faisaient leur apparition..... »
[34] Il LE BON, Psych. du soc., pag. 384: « les adversaires des nouveaux barbares ne songent qu'à parlementer avec eux, et à prolonger un peu leur existence par una série de concessions, qui ne font qu'encourager ceux qui montent a l'assaut contre eux et à provoquer leur mépris ».
[35] In una delle sue ultime sentenze, in una causa contro un testimonio imputato di falso, egli dice: « Attendu que X en commettant cet odieux faux témoignage, s'est fait l'instrument conscient d'une famille et spécialement d'un individu qui a cru que, grâce à sa fortune, dont l'origine remonterant, d'après le maire de sa commune, à l'invasion de 1870-1871, il lui serait facile, en égarant la justice, de se soustraire aux obligations, etc..... »
Cosa c'entra qui, giuridicamente, l'insinuazione sull'origine del patrimonio? Che relazione c'è tra quell'origine, che del resto non è provata e sulla quale si riferisce solo un pettegolezzo, e il fatto sul quale unicamente doveva sentenziare il magistrato, cioè se un testimonio era stato si o no corrotto? Ma bisogna notare che la testimonianza che si dice falsa si riferice ad una seduzione. Abbiamo quindi, invece di una sentenza, un dramma da Arene. Da una parte c'è il traditore, il ti-ranno, di cui ogni parola, ogni atto, è delitto, e, per compiere il quadro, il poeta ce lo mostra erede di un patrimonio acquistato col tradire la patria, dall'altra parte, la colomba innocente, perseguitata, ed in cui tutto spira suprema virtù.
Quel giudice ora presiederà il Congrès de l'humanité. Ivi le sue declamazioni staranno meglio che in sentenze giuridiche.
[36] G. SALVEMINI (Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1795, р. 178), osserva che a Firenze pei malefici dei magnati contro ai popolani è stabilita pena doppia « solo nel caso della ferita grave con effusione di sangue; negli altri casi la pena è quintuplicata e anche sestuplicata. Anche nella Carta del Popolo di Orvieto dei primi del secolo XIII è stabilito in tesi generale che la pena per il nobile che offende un popolano è quadrupla della pena imposta nei casi comuni; e nello Statuto di Lucca del 1308 per alcuni delitti la pena è raddoppiata, in altri è moltiplicata per tre, o per quattro, o per cinque »; pag. 213: « Quando un popolano accusava un magnate, i rettori non potevano tanto facilmente assolvere, perchè erano subito accusati di parzialità per i grandi.....; perciò i giudici condannavano sempre e davano sempre ragione all'offeso o al sedicente tale ». Proprio ciò che segue ora dinanzi a certi tribunali di probiviri o anche di giudici ordinari eletti direttamente od indirettamente dal popolo. Uno di quei giudici scusavasi di una sentenza da lui medesimo riconosciuta iniqua col dire: «Non potevo fare danno al mio partito ed essere ingrato verso chi mi ha eletto ».
Seguita il nostro autore: « Per questo i grandi si lamentavano e dicevano: « Un caval corre e dà della coda nel viso a un popolano, o in una calca uno darà di petto senza malizia ad un altro; o più fanciulli di piccola età verranno a quistione; debbono però costoro per si piccole cose essere disfatti? » Ed in nota: « Un esempio del modo con cui le leggi erano interpretate, ci è offerto da NERI STRINATI, Cronichetta, pag. 122 e seg. Nel 1294 Neri era entrato come mallevadore presso la compagnia degli Scali per M. Lamberto Cipriani per un debito di 550 libbre con altri cinque soci, fra i quali due popolani. Quando, essendo venuto meno il principale, i mallevadori dovettero pagare, dei due popolani uno era morto e l'altro si rifiutò; « e avvenne per cagione ch'io e Maffeo Brunelleschi (altro mallevadore) eravamo grandi e non potevamo torre azione contro Gone e redi di Goso (i due popolani), che erano del popolo..... si erano fatti gli ordinamenti del popolo contro i grandi ». Almeno le vittime si lamentavano, ora tacciono. So più fatti e non li posso qui recare perchè me lo vieta la pochezza d'animo di chi, dopo di avere patito ingiustizia, teme che anche il solo lamentarsene gli sia ascritto a nuova colpa.
[37] A Roma se, come giudici, i senatori erano corrotti, i cavalieri furono corrottissimi: « Le droit de juger éleva les chevaliers au rang de maîtres et fit descendre les sénateurs au rang de sujets. Les nouveaux juges se mirent du côté des tribuns de la plèbe dans les votes et, en échange de leurs suffrages, reçurent des tribuns tout ce qu'ils voulaient (proprio ciò che segue ora). Ils ne se contentèrent pas de la domination politique. Dans les tribunaux, ils commirent ouvertement des injustices contre les sénateurs (come ora i probiviri contro ai borghesi). Ils s'habituèrent à la corruption, et dès qu'ils eurent goûté au plaisir de gagner beaucoup, ils en usèrent d'une manière plus honteuse encore que les anciens juges ». BELOT, Hist. des chev, rom., II, pag. 238.
[38] L'uomo si chiamava Victor Buurmans; fu ucciso a Courbevoie dalla donna,. che per giungere sino a lui si era travestita da uomo. Fu letto, al processo, una lettera di Elisée Reclus, che è riprodotta nel Figaro del 13 aprile 1900. L'illustre geografo ed utopista dice: « J'ai vu fréquemment Buurmans dans son intérieur; et j'ai toujours admiré la bonté, la douceur, la noblesse de son attitude à l'égard de sa femme et la réserve digne qu'il observait quand il avait occasion de parler d'elle. Jamais il ne se plaignait et il a fallu que le comble ait été mis à ses souffrances pour qu'il se soit décidé à écrire la lettre navrante par laquelle il exposait à ses amis la cause de son départ de la maison conjugale..... »
Il giornale citato dice: « Mélé aux événements de la Commune, počte à ses heures, Victor Buurmans épousait il y a trent-sept ans la pensionnaire d'une de ces maisons où rarement des idylles prennent naissance. Mais le philosophe humanitaire avait fait le rêve généreux de sauver Elisa de la honte..... »
[39] Dice benissimo G. LE BON, Psych. du socialis., pag. 475: « Ce n'est pas non plus en les flattant (les foules) avec la plus humiliante servilité, comme on le fait aujourd'hui, qu'on arrive à les séduire. Elles supportent ceux qui les flattent, mais les supportent avec un juste mépris, et élèvent aussitôt le niveau de leurs exigeances à mesure que les flatteries deviennent plus excessives ». E ancora, pag. 369: « Si le prolétaire pouvait douter de sa propre logique, il ne manquerait pas de rhéteurs, plus serviles devant lui que ne le sont les courtisans à l'égard des despotes de l'Orient, prêts à lui rappeler sans cesse ses droits imaginaires ».
Il Le Bon dice buone cose sul socialismo, ma egli è semplicemente un fedele di una certa religione antropologica-patriottica e di quella ragiona coll'entusiasmo di un credente. Combatte il socialismo perchè è una religione concorrente. Somiglia alquanto all'imperatore Giuliano, che combatteva il cristianesimo, non come libero pensatore, ma come credente di una certa religione pagana sua propria.
[40] Perchè spendere parole per nuovamente descrivere ciò che già ottimamente fu descritto? Preferisco riferire qui alcuni versi dei Cavalieri di Aristofane, e li tolgo dalla traduzione di Augusto Franchetti, meravigliosa per la fedeltà al testo, di grato sapore ellenico, ed in ogni modo perfettissima:
Paflagone
(773) O Demo, e havvi chi t'ami più di me? che, da quando
M'hai consiglier, t'ho empito le casse d'or, straziando
Questi, strozzando quelli, beccando là reparti,
Ne de' privati dondomi pensier, pur di giovarti.
Salsicciaio
(777) Non è miracol, Demo; fare altrettanto io so:
Rubando i pani altrui, ben te li serviro.
...
Salsicciaio
(906) Io t'offro un vasetto d'unguento, onde puoi
Le piaghe agli stinchi spalmar tutt' intorno.
Paflagone
lo, svelto il crin bianco, te giovine torno.
Salsicciaio
Ti netta gli occhiuzzi, con questa codetta.
Paflagone
(910) La man sul mio capo dal moccio to netta.
Salsicciaio
Sul mio, deh! sul mio!
[41] AUGEARD dice: « M. de Calonne fit, à peine entré, un emprunt de cent millions dont un quart n'est pas entré au trésor royal; le reste a été dévoré par les gens de cour; on évalue ce qu'il a donné au comte d'Artois à cinquante-six millions, la part de Monsieur à vingt-cinq millions, etc. »; et CH. GOMEL, Les derniers receveurs généraux, pag. 155: « Aux courtisans il multiplia les largesses; il ne repoussait jamais une demande d'argent; les faveurs pécuniaires semblaient ne lui rien coûter..... La profusion dispensait les graces; un prince disait dans la suite: «« Quand je vis que tout le monde tendait la main, je tendis món chapeau ». Des millions furent ainsi répandus parmi tous ceux qui s'adressaient au controlleur général (Calonne), et parfois il prenait lui-même l'initiative des libéralités..... Comme la guerre était finie et le commerce prospère, les prodigalités de Calonne, loin d'exciter l'étonnement ou le blame, étaient généralement considérées comme la preuve de l'immensité des ressources de l'Etat ». Ciò accadde pure in altri tempi e in altri paesi.
Più lungi, pag. 197: «Pour obliger d'autres grands seigneurs, il procéda tantôt à des acquisitions, tantôt à des échanges, et dans les évaluations il se montrait extrêmement accommodant: le but qu'il poursuivait en consentant ces actes n'était pas en effet d'augmenter ou d'enrichir le domaine royal, mais de satisfaire les sollicitations des vendeurs et des échangistes..... Des pamphlets ont prétendu que la complaisance du ministre des finances avait été chèrement achetée......... Cette accusation a été repoussée avec indignation par Calonne....... et ne semble pas justifiée ». Lo stesso si può dire di altri ministri, che largamente distribuirono i favori della protezione doganale e bancaria, mentre poco o nulla ricevano come compenso. Del resto accade spesso che classi corrottissime si fanno servire da ministri più o meno onesti.
[42] Badi bene il lettore che si discorre di mutua dipendenza, non già di semplice relazione di causa e d'effetto.
[43] P. DE ROUSIERS, Le trade-unionisme en Angleterre, pag. 29.
[44] Ibidem, pag. 29, 34, 38.
[45] Ibidem, pag. 40, 41.
[46] Vi sono segni secondari, ma che non debbono essere interamente trascurati; per esempio ora, in Francia, c'è l'uso di scusare le violenze e i misfatti che seguono negli scioperi, dandone la colpa agli « anarchici ». In altri termini, i nuovi proletari servono di capro espiatorio alla nuova aristocrazia. Il Figaro, giornale borghese diventato alquanto socialista dopo che il Millerand è ministro, stampava il 5 giugno 1900: « Les troubles de Chalon-sur-Saône ont révélé un fait qui est l'objet d'une enquête toute spéciale. Ce ne sont pas les ouvriers grévistes qui ont pris part aux troubles (ma chi è quel malvagio che ha potuto credere ciò riguardo a quegli esseri perfetti ed impeccabili?) qui ont failli dégénerer en une bagarre sanglante. Il n'est que juste de dégager leur résponsabilité: ce sont au contraire des anarchistes (altre volte, costoro si chiamavano villani, ora si chiamano anarchici; è bene tenerlo a mente)..... Ces malfaiteurs sont arrivés dans le pays au nombre de 300 environ; ils ont tenu des réunions secrètes, fomenté la grève (era meglio di non toccare quel tasto, e col volere provare troppo il giornalista scuopre le sue batterie), et c'est leur intervention subite qui a jeté ce laborieux pays de Saône-et-Loire dans une émotion, etc. »
[47] P. DE ROUSIERS, Loc. cit. pag. 91, 92.
[48] Una canzone popolare del tempo, citato dallo Janssen, dice: « La vita per molto tempo era stata facile e agiata, ma ad un tratto non si vollero pagare le decime..... si volevano dividere i possessi..... ma il castigo venne presto....., ecco il fine della canzone, è una barbara tirannide. Ah! Signor Iddio! dateci pace! »
Altra canzone dice: « Ci avevano detto: diventerete ricchi, sarete felici onorati; ci avevano promesso ogni sorta di beni. Così ci hanno ingannati. Siamo noi diventati ricchi? Che Dio abbia pietà di noi. Il poco che avevamo è stato perduto. Ora sì siamo poveri ».
[49] Poco o nessun utile ebbero « i poveri e gli umili » dall'essersi, in Roma, i cavalieri sollevati sopra ai senatori, ottenendo il potere giudiziario. Narra Diodoro Siculo, come Q. Muzio Scevola, col suo questore P. Rutilio Rufo, reprimesse l'ingordigia dei pubblicani in Asia e ponesse freno al mal governo che aiutati dai cavalieri facevano del popolo. I cavalieri si vendicarono condannando l'onesto e integerrimo Rutilio. Asc., In divinat., 17: « Scaevolam significat. Hujus quaestor, Rutilius Rufus, damnatus est, quod cum praetore consenserit suo, ne publicani aliquid agerent in provincia sua; quo cognito, equites Romani (nam tum ante Sullana tempora iudicabant) damnarunt eum ».
[50] II, 322-324.
[51] Psych. du soc, pag. 356.
[52] Op. cit., pag. 389, 391.
[53] Dice ottimamente il LE BON, Psych. du soc., pag. 461: « Le socialisme actuel est un état mental bien plus qu'une doctrine. Ce qui le rend si menaçant, ce ne sont pas les changements encore très faibles qu'il a produits dans l'âme populaire, mais les modifications déjà très grandes qu'il a déterminées dans l'âme des classes dirigeantes ».